Lo sostiene l'esperta Valentina Rossi, dell'istituto BAK Economics
Tra il 2014 e il 2018 è nuovamente aumentato il divario salariale tra uomini e donne, riferisce l'Ufficio federale di statistica
LUGANO / BERNA - «Si sono fatti molti progressi ma la strada per la parità salariale è ancora lunga».
Lo ha dichiarato oggi Valentina Rossi, responsabile comunicazione di BAK Economics, in un'intervista pubblicata dallo stesso istituto a pochi giorni dall'Equal Pay Day. Valentina Rossi è anche la persona di riferimento per il Ticino dell’associazione VCLG, che si occupa della certificazione della parità salariale e delle pari opportunità.
Un ottimo passo nella direzione giusta è stato fatto l'anno scorso con la revisione della legge federale sulla parità dei sessi, che «obbliga tutte le aziende con più di 100 dipendenti ad effettuare un’analisi della parità salariale, farla controllare da un revisore esterno e informare gli azionisti e i dipendenti del risultato», spiega l'esperta.
Un passo molto importante, ma la parità salariale è ancora un problema molto attuale: l'Ufficio federale di Statistica (UST) ha oggi evidenziato come tra il 2014 e il 2018 sia aumentato ancora il divario tra uomini e donne, ed è in particolare cresciuta la parte chiaramente discriminatoria. Mentre nel 2016 le donne guadagnavano in media il 18,3% in meno degli uomini, nel 2018 tale percentuale è salita a 19%.
La rabbia dei sindacati - Come riporta l'agenzia Keystone-SDA, ai sindacati non sono andate giù queste cifre: un'inversione di rotta è urgente e fondamentale.
Ad esempio, l'Unione sindacale svizzera (USS) sostiene che la legge federale introdotta l'anno scorso debba essere attuata in modo più proattivo, e che le aziende si dovrebbero prendere maggiormente le loro responsabilità.
Dello stesso avviso anche Travail.Suisse, che accusa la mancanza totale di controlli né sanzioni: un fenomeno che rende la legge praticamente inutile. Un altro problema, secondo il sindacato, è che le differenze si registrano principalmente nelle PMI, che sono esentate dalla legge visto l'organico inferiore alle 100 persone.
I certificati CLG - Le aziende più virtuose hanno però la possibilità di ottenere un certificato CLG, «che permette di dimostrare chiaramente il rispetto delle pari opportunità e della parità salariale ai clienti, ai dipendenti, ai proprietari e alle autorità di regolamentazione» chiarisce Valentina Rossi.
Un'etichetta importante per ogni azienda, che dimostrando «pari opportunità e parità di salario» ha chiari vantaggi sul «mercato del lavoro» e anche all'interno dell'azienda stessa, aggiunge l'esperta: «i dipendenti che lavorano in condizioni di lavoro eque ricambiano i datori di lavoro con maggiore impegno e lealtà».
Per ottenere il certificato, è importante «che le condizioni quadro nelle aziende» siano «concepite in modo tale che le opportunità di carriera, di lavoro e di successo si sviluppino (o possano svilupparsi) allo stesso modo per donne e uomini» conclude Valentina Rossi.