Il 2021 ha consacrato l’esplosione degli acquisti sul web e ci consegna gli orientamenti che ne sanciscono il successo
La commistione tra evoluzione tecnologica ed effetti collaterali della pandemia ha segnato, nel 2021, un momento chiave per lo sviluppo del segmento e-commerce: un’autentica esplosione, quella registrata lo scorso anno a livello globale per questo settore. Un arco temporale contraddistinto dalla crescita vertiginosa delle vendite online, che però, oltre ad indicazioni di natura quantitativa, ci lascia in eredità un ventaglio di elementi qualitativi che possono orientare chi tra voi si è ritagliato, o intende ritagliarsi nel futuro prossimo, uno spazio nell’articolatissimo universo dell’e-commerce.
Ecco alcune tendenze del settore e-commerce che dovranno sempre più essere tenute in considerazione da chi intende promuovere e vendere i propri prodotti/servizi online:
La sostenibilità come principio fondamentale
Al netto delle evoluzioni sul tema, spesso rimaste lettera morta nei manifesti dei buoni propositi, la questione climatica diviene sempre più centrale nella testa dei consumatori, soprattutto tra i target anagrafici più giovani. Che, pertanto, guardano con favore crescente a quei marchi che puntano su processi produttivi e sistemi di logistica e spedizioni fondati sulla sostenibilità: un aspetto che può influenzare la percezione degli utenti. E che può, soprattutto, rivelarsi determinante nell’indirizzare le scelte d’acquisto.
Negli ultimi cinque anni, le query di ricerca mensili che accostano la parola "sostenibilità" ai prodotti sono letteralmente schizzate. Negli Stati Uniti, per intenderci, il volume complessivo – come ha rilevato Semrush - è passato da meno di 50 mila ricerche mensili nel mese di dicembre 2016 alle oltre 135mila nel mese di novembre 2021. A livello globale? L'aumento è ancora più significativo: da 164 mila a 724 mila ricerche mensili nello stesso arco temporale di cui sopra. Un segnale inequivocabile, che descrive a chiare lettere l’accresciuta sensibilità dei consumatori verso il concetto di sostenibilità e che, al contempo, traccia una rotta di opportunità inedite per le aziende.
Upcycling: rivitalizzare l’usato piace
Un capitolo, questo, che fa giocoforza emergere molti punti di contatto - in termini, ovviamente, di filosofia di pensiero - con il precedente. Upcycling, vintage e articoli di seconda mano stanno guadagnandosi uno spazio centrale nelle tendenze d’acquisto online. E non è un caso, quindi, che alcune aziende specializzate nella vendita di prodotti di seconda mano stiano prosperando. Basti pensare al successo di Tutti.ch, o a realtà come Poshmark o Depop, piattaforme leader nella vendita di abbigliamento usato che hanno tracciato un percorso irreversibile, contribuendo, peraltro, a smantellare alcuni pregiudizi assai diffusi sull’acquisto di prodotti usati, soprattutto nel settore di loro competenza. Una tendenza da tenere in considerazione, questa: non è un caso, quindi, che anche aziende di primissimo piano come Zalando, Ikea o Apple abbiano integrato apposite sezioni destinate agli articoli di seconda mano (e ricondizionati) per ampliare l’esperienza d’acquisto e il ventaglio di opzioni destinati agli utenti.
Efficienza e velocità delle consegne
La pandemia ha notevolmente accelerato il processo evolutivo del settore delivery. Rimangono, a riguardo, ancora evidenti, spinosissimi nodi, legati principalmente alle dinamiche quotidiane e alle condizioni di chi lavora nel settore della logistica, soprattutto in termini economici e di garanzie in senso lato. Al netto di questo, oltre alla diminuzione dell’impatto green, il comparto in questione sta mutando incessantemente nel tentativo di soddisfare al massimo le esigenze, costantemente in crescita, dei consumatori abituati ad acquistare online. La richiesta, soprattutto delle nuove generazioni di clienti, è lampante: tempi di consegna più flessibili e veloci. In generale, su questo fronte, le regole del gioco stanno cambiando molto rapidamente grazie a catene di approvvigionamento super-ottimizzate, alla distribuzione multistrato e al delivery assistito da software.
D2C: marchi e consumatori sempre più vicini
La disintermediazione del processo di vendita, con le conseguenze (deleterie) che a cascata hanno investito e investiranno sempre di più alcuni settori, sta ormai raggiungendo la vetta della piena maturazione. La tendenza è netta: le aziende vogliono – e possono - vendere direttamente ai consumatori, bypassando, così, un gran numero di rivenditori e intermediari. È il commercio D2C, o "Direct to Consumer". Un processo di compravendita, cresciuto esponenzialmente negli ultimi cinque anni, su cui produttori e i grandi grossisti stanno puntando forte. In tal senso, va evidenziata una “tendenza nella tendenza”: l’abbandono, da parte dei grandi marchi, dei marketplace e delle piattaforme digitali di massa, con l’obiettivo di investire sul contatto diretto tra il marchio e l’utente attraverso il proprio sito di e-commerce. Il vantaggio, in tal senso, è chiaro: prezzi più bassi e maggiori profitti.
Noi di Linkfloyd analizziamo costantemente il mercato per intercettare, studiare e promuovere le tendenze che esprimono grandi potenziali, anche per il segmento dell’e-commerce. Trend come quelli descritti nell’articolo che avete appena letto, che possono fornire un impulso decisivo al business di piccole e grandi attività.
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