L’attendibilità di un brand non dipende dalle vanity metrics: smascheriamo influencers e aziende “furbetti”
In un altro articolo abbiamo parlato di vanity metrics e di come il numero di followers possa rivelarsi, se non inquadrato in un’ottica strategica più completa e complessa, un dato inutile, del tutto fine a sé stesso.
È con questo spirito e per logica conseguenza che ci occupiamo, stavolta, di affidabilità e veridicità degli account di chi ci segue o di chi segue l’influencer di turno: tema, questo, non esattamente di second’ordine, soprattutto quando, ad esempio, costruiamo una community o paghiamo per accedere a quella di un opinion leader per promuovere un prodotto, un servizio, un evento. Sarà capitato anche a voi di esservi imbattuti, soprattutto in passato, in messaggi in cui sedicenti guru del web garantiscono di moltiplicare per magia – e per denaro, ovviamente - i vostri seguaci grazie ad altri followers definiti attivi: aggettivo riferito a utenti che, sì, utilizzano realmente i social, ma di certo non sono spontaneamente interessati ai contenuti che proponiamo.
Logicamente, non è questo il metodo migliore per interloquire con potenziali clienti, né per risultare credibili. Tutt’altro: è la via più rapida per inquinare la nostra reputazione online.
Ma, al di là delle possibili implicazioni etiche e legali per coloro i quali cedono alle lusinghe dei ciarlatani, decidendo di prendere queste scorciatoie (senza uscita), la domanda a cui vogliamo rispondere in questo articolo è la seguente: è possibile scoprire se un account abbia o meno incrementato i propri followers comprandoli?
La risposta è sì: esistono degli indizi che possono confermare i nostri sospetti (anche se non possiamo averne la certezza assoluta) e che, messi insieme, molto probabilmente ci forniranno le prove che cerchiamo.
Elenchiamone alcuni:
Tra i vari tool disponibili in lingua inglese, inoltre, segnaliamo SocialBlade: uno strumento gratuito e facile da utilizzare che ci permette di analizzare l’andamento dei followers di un profilo Instagram, per ottenere le basi legate alla crescita naturale o innaturale dell’audience, dovuta magari all’uso di BOT (automazioni che, tenendo conto dei limiti numerici imposti da ciascun social, interagiscono, commentano o realizzano strategie follow/unfollow atte a stimolare la crescita delle community) o all’acquisto di followers finti.
Anche HypeAuditor è uno strumento utile per l’analisi dei commenti di un profilo. In particolare, ci offre la possibilità di analizzare la quality audience, mostrandoci il numero di profili di qualità con cui l’account interagisce.
Precisiamo, però, che questi indizi, presi singolarmente, non costituiscono sempre prova certa: è sempre meglio, dunque, contestualizzare prima di giudicare, perché l’aumento dei followers può anche essere frutto di alcuni contenuti finiti negli extra-feed / tendenze di Instagram.
La nostra visione rispetto alle dinamiche del marketing digitale parte sempre dal presupposto che la qualità delle interazioni tra un brand e una community di riferimento sia l’elemento più significativo in assoluto. Ecco perché cerchiamo di trasmettere, a chi ha deciso di affidarsi alla nostra agenzia, un approccio e dei metodi che si basano, esclusivamente, sulla concretezza dei risultati da cui possono nascere delle opportunità tangibili. Il marketing, in fondo, oggi, è soprattutto una straordinaria occasione per attivare un dialogo tra organizzazioni e persone che manifestano dei punti di contatto. Noi, in qualità di addetti ai lavori, abbiamo il compito di stimolare queste conversazioni fornendo ad aziende e professionisti gli strumenti più adeguati a rispondere alle aspettative di clienti potenziali o già acquisiti.
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