I comuni di frontiera si sono radunati a Lavena Ponte Tresa per discutere un ordine del giorno da presentare per l’annullamento della “tassa sulla salute”
Il verdetto definitivo sulla “tassa sulla salute” inserita dal Governo italiano nella legge di bilancio è unanime: “La tassa sulla salute dei frontalieri è ingiusta”. Ed è proprio questo il titolo che è stato dato all’incontro patrocinato dal Comune di Lavena Ponte Tresa e organizzato dal Consiglio sindacale interregionale Ticino-Lombardia-Piemonte, e dall’Associazione comuni italiani di frontiera (Acif) a cui hanno partecipato in molti tra sindaci e frontalieri, in particolare “vecchi frontalieri” per discutere una linea comune e stabilire i prossimi passaggi per richiedere l’abolizione della tassa. Presenti all’incontro anche i rappresentanti dei sindacati: Andrea Puglia (Ocst), Mario Bertana (Unia Ticino), Giuseppe Augurusa (Cgil frontalieri), Marco Contessa (Cisl frontalieri) Raimondo Pancrazio (Uil frontalieri).
Le prossime mosse
Una proposta di ordine del giorno da discutere e approvare in sede di Consiglio comunale è stata preparata e inoltrata a 518 Comuni della zona di frontiera tra Svizzera e Italia. Nel documento è contenuta la richiesta, da inviare al governo, di abolire la tassa sulla salute a carico dei vecchi frontalieri. La tassa, che da subito aveva destato preoccupazione e suscitato polemiche (ne abbiamo parlato in precedenza negli articoli: “Tassa sulla sanità italiana: ora anche i vecchi frontalieri sono scontenti” e “Tassa sulla sanità Italia: chieste a Berna verifiche sul rispetto dell'accordo sul frontalierato”), è ritenuta ingiusta perché va contro gli accordi stabiliti tra Svizzera e Italia sulla fiscalità dei frontalieri. Lo ha spiegato Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’Associazione comuni italiani di frontiera: “Questa tassa è ingiusta e contraddice quanto stabilito dal nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera. Accordo che prevede l’imposizione fiscale per i vecchi frontalieri esclusivamente nella Confederazione elvetica. Per questo motivo abbiamo predisposto l’ordine del giorno che chiediamo a tutti i comuni di frontiera di portare in Consiglio comunale, approvare e inviare al governo con la richiesta urgente di stralcio della norma, che riteniamo iniqua e penalizzante per il territorio”.
I sindacati proseguiranno inoltre la mobilitazione con assemblee e promuovendo una raccolta firme sulla questione. Giuseppe Augurusa, responsabile nazionale frontalieri Cgil, specifica che oltre alla violazione degli accordi sulla fiscalità, con la tassa sulla sanità viene messo in discussione il principio dell’universalità della prestazione sanitaria adottato in Italia.
Cosa prevede la “tassa sulla sanità”?
Inserita dal governo italiano nella legge di bilancio la “tassa sulla sanità” prevede il prelievo di una percentuale che oscilla tra il 3% e il 6% dal salario netto dei vecchi frontalieri, con un tetto massimo pari a 200 euro. I “vecchi frontalieri” sono i lavoratori che vivono nella fascia dei comuni di confine, entro venti chilometri, dai cantoni Ticino, Grigioni e Vallese e che sono stati assunti prima del 17 luglio 2023. La tassa dovrebbe servire per aumentare gli stipendi di medici e infermieri in Italia e mettere così un freno alla fuga di camici bianchi oltreconfine. L’aumento previsto nelle buste paga sarebbe in media pari a 750 euro al mese.
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