La "tassa sulla sanità", introdotta con la legge di bilancio italiana del 2023, ha acceso un intenso dibattito tra i lavoratori frontalieri italiani in Svizzera. Questa imposta obbligatoria riguarda i cosiddetti "vecchi frontalieri" – coloro che risiedono nei comuni italiani di confine e lavorano in Svizzera da prima del 17 luglio 2023. Il contributo varia dal 3% al 6% del reddito netto annuo, con un minimo di 30 euro e un massimo di 200 euro mensili.
L'obiettivo dichiarato del Governo italiano è quello di coprire i costi sanitari per i frontalieri che scelgono di iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per ricevere cure in Italia, pur non contribuendo direttamente attraverso la tassazione locale. Tuttavia, questa misura si sovrappone all’accordo fiscale tra Italia e Svizzera, in vigore dal 1° gennaio 2023, che attribuisce alla Svizzera il diritto esclusivo di tassare i "vecchi frontalieri". La sovrapposizione normativa ha portato molti a definirla una "doppia imposizione" e a metterne in dubbio la legittimità.
Una normativa confusa
Le modalità operative della tassa restano poco chiare. Le Regioni italiane di confine, come Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, non hanno ancora fornito indicazioni
precise su come versare il contributo. Inoltre, manca la trasmissione degli elenchi ufficiali dei frontalieri dalle autorità svizzere a quelle italiane, lasciando i lavoratori nell’incertezza.
Secondo alcune stime, la tassa potrebbe riguardare circa 70mila lavoratori frontalieri, ma non esistono dati ufficiali per confermare questa cifra. I ritardi nella
comunicazione tra le istituzioni di entrambi i Paesi non fanno che aumentare il clima di frustrazione e insicurezza.
Sindacati sul piede di guerra
I sindacati italiani e svizzeri hanno fortemente criticato la tassa, definendola "iniqua, ingiustificata e potenzialmente illegittima". Secondo l'Organizzazione
Cristiano Sociale Ticinese (OCST), la misura ignora le già elevate imposte versate in Svizzera dai frontalieri e i ristorni fiscali del 40% trasferiti all’Italia. Inoltre, contraddice quanto ribadito dal Ministero della Salute italiano nella circolare del 2016, che aveva escluso tali contributi per i frontalieri.
Anche il sindacato italiano CGIL ha chiesto la sospensione immediata della tassa e l’apertura di un dialogo con le autorità elvetiche per individuare una soluzione condivisa, sottolineando il rischio di penalizzare una categoria già vessata da complicazioni fiscali e burocratiche.
Altri problemi per i frontalieri
La tassa sulla sanità non è l’unico problema che i frontalieri devono affrontare nel 2025. Due questioni particolarmente critiche sono l’indennità di disoccupazione e la
gestione degli assegni familiari:
Le richieste dei frontalieri
I lavoratori frontalieri chiedono interventi urgenti per risolvere le criticità. Tra le loro richieste principali:
Conclusione
Il 2025 rappresenta un anno cruciale per i lavoratori frontalieri italiani in Svizzera, tra nuove tasse, incertezze normative e complicazioni burocratiche. È fondamentale che le autorità ascoltino le loro richieste per garantire maggiore equità e trasparenza. Nel frattempo, per chi cerca di ottimizzare i costi legati al cambio valuta, è
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