Il bilancio di Andrea Puglia (OCST): «Indennità di disoccupazione, assegni famigliari, tassa sulla salute, tante questioni ancora aperte».
BELLINZONA - «Il 2025 porterà quindi con sé molto lavoro e non ci vedrà di certo arrendevoli».
«Frontalieri, quanti problemi ancora aperti!» - A scriverlo, al termine di un lungo contributo pubblicato sul sito dell’OCST è Andrea Puglia, responsabile Ufficio frontalieri dell’organizzazione cristiano sociale. L’articolo è un bilancio dell’anno appena passato e le sfide dei prossimi dodici mesi. Il titolo, già di per sé, è emblematico: «Frontalieri, quanti problemi ancora aperti!».
Indennità di disoccupazione - «Un primo grande tema - si legge - riguarda la nuova indennità di disoccupazione, che sarebbe dovuta partire il 1 gennaio 2024 e che invece non è mai stata realmente implementata, nonostante la relativa legge sia stata approvata dal Parlamento e pubblicata in Gazzetta ufficiale da diverso tempo».
La nuova misura - In base a questa nuova indennità, «a partire da quest’anno i frontalieri rimasti senza lavoro avrebbero dovuto percepire per i primi tre mesi una rendita di disoccupazione secondo i criteri di calcolo svizzeri (80% del salario per chi ha carichi di famiglia, 70% per chi non ne ha), per poi percepire i normali importi di NASPI (disoccupazione INPS) dal quarto mese in poi». Nulla di tutto questo è però accaduto, «con i frontalieri che hanno continuato a percepire gli importi canonici di NASPI fin dal primo mese».
«Mancanza di accordi fra Italia e Svizzera» - La ragione di questa impasse «è dovuta a una mancanza di accordi tra Italia e Svizzera sui rimborsi che quest’ultima dovrebbe riconoscere all’Italia proprio per le prime tre mensilità di disoccupazione pagate ai frontalieri da parte dell’ente pubblico italiano. Il sindacato farà quanto è in suo potere affinché gli Stati trovino un’intesa in tal senso, chiedendo altresì all’Italia che possa procedere comunque a riconoscere la nuova disoccupazione anche in mancanza dei rimborsi da parte di Berna».
Gli assegni famigliari - C'è poi il problema degli assegni familiari. «Da quando in Italia è entrato in vigore il nuovo “assegno unico e universale”, molti frontalieri hanno infatti subito un gravoso blocco degli assegni familiari svizzeri». Il problema «è dovuto al fatto che l’INPS non trasmette alle Casse di compensazione svizzere i dati degli importi dell’assegno unico già pagato in Italia all’altro genitore (la Svizzera infatti ha la facoltà di scalare questi importi dagli assegni familiari dei frontalieri, pagando di fatto una quota integrativa)».
I sistemi alternativi - In assenza di queste comunicazioni da parte dell’INPS, molte Casse di compensazione (tra cui lo IAS) hanno deciso di adottare sistemi alternativi per certificare questi importi, ad esempio richiedendo direttamente ai lavoratori una prova dei pagamenti ricevuti dall’INPS. «Si tratta tuttavia di un sistema macchinoso e che peraltro ancora oggi non è stato implementato da tutte le Casse di compensazione». La speranza è quindi quella che l’INPS e le Casse svizzere possano tornare «a scambiarsi i dati in modo automatico, risolvendo così il problema alla radice. Per fare questo, è tuttavia necessaria una modifica della Legge italiana che regolamenta l’assegno unico e universale; la strada appare pertanto in salita».
La tassa sulla salute: a che punto siamo - Infine, c’è la tanto discussa tassa sulla salute: «A oggi - rimarca Puglia - le Regioni non hanno ancora emesso alcuna direttiva in merito». I sindacati italiani e svizzeri si erano fin da subito mobilitati «con ogni forza» per opporsi a questo provvedimento «che riteniamo iniquo, ingiustificato, intempestivo e, verosimilmente, illegittimo, perché in aperto contrasto con i contenuti del neonato nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri tra Italia e Svizzera. Peraltro «la norma è anche di complessa applicazione. A oggi, infatti, le Regioni non dispongono degli elenchi dei “vecchi frontalieri”, ne è previsto da alcun patto bilaterale che la Svizzera debba trasmettere questi nominativi in futuro».