Su quei rami del Lago di Lugano

Correva l’anno 1827, quando Manzoni pubblicò la prima versione di “I promessi sposi” per poi “risciacquarne i panni in Arno” e ripulire la versione, sino alla massima perfezione secondo il gusto manzoniano.

Già allora, la fascinazione intrinseca, del vicino Lago di Como era pura poesia da decantare nelle sue espressioni raffigurate di tutto ciò che lo circondava.

Torniamo al 2025, oltre centocinquant’anni dopo e innamoriamoci nuovamente del lusso estremo di poter restare incantati da tanta meraviglia.

“Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra e un’ampia costiera dall’altra parte.”

La citazione è perfetta per descrivere anche il quadro che si esprime davanti ai nostri occhi, per quegli immobili -pochi a dire il vero- che hanno la fortuna di guardare dalla collina di Paradiso, verso lo splendido Monte Bré.

E la prima volta che l’ho vista questa preziosa dimora, seduta tra le sue mura a Paradiso, il mondo era come se si fosse dispiegato ai miei piedi come un quadro antico e vivo.

Il Lago di Lugano, calmo e profondo, rifletteva un cielo ancora indeciso tra il celeste e l’ambra.

Una brezza leggera mi accarezzava il viso, portando con sé il profumo dell’acqua e della primavera che avanza.

Davanti a me, il Monte Brè si alza fiero, elegante, come se danzasse tra i riflessi. La sua massa verde sembra un mantello regale adagiato sul lago.

Lassù, tra i rami, si nasconde il villaggio, discreto e silenzioso, come se non volesse disturbare l’armonia del paesaggio.

Ma è oltre che lo sguardo vuole spingersi. Dietro il Brè, le cime più selvagge fanno capolino: i Denti della Vecchia, con le loro punte affilate e misteriose, sembrano raccontare leggende antiche sussurrate dal vento.

Il Monte Boglia, più massiccio, guarda tutto dall’alto con pazienza, come un gigante buono.

Scivolo con lo sguardo verso destra, dove il lago si stringe e si infila tra le valli. E là, adagiata come un pensiero dolce, c’è Porlezza. Case di pietra, tetti rossi, la quiete di un tempo che scorre più lento. Le barche dondolano piano, le montagne la abbracciano, e io la osservo, rapita, come si guarda qualcosa di perduto e ritrovato.

È un istante che vorresti trattenere per sempre. Un luogo che non si visita soltanto: si respira, si vive, si ama.

Se desideri godere ogni giorno di questo privilegio, non perdere l’occasione di visitare questo immobile. Più unico che raro.

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