La storia di Anna, che aveva idealizzato il suo ex ragazzo, e questo condizionava la sua vita. Grazie ad una terapia è riuscita a riappropriarsi della propria vita
Anna ha 26 anni e di professione fa la segretaria. È contenta della sua attività lavorativa, ma vive una sofferenza psicologica continuativa. Davanti agli altri si presenta come una ragazza brillante, aperta, comunicativa, interessata al mondo. Appena il sipario del teatro della vita quotidiana si chiude, Anna entra in una malinconia ombrosa, con tristezza, pensieri del passato che ritornano continuamente, crisi di ansia.
Durante la notte Anna spesso presenta delle difficoltà a dormire e fa degli incubi che la portano a vivere esperienze difficili e complesse della sua vita. Anna non è stata riconosciuta dal padre biologico, e la madre l'aveva abbandonata a più riprese durante la sua vita, e qualche anno fa aveva deciso di andarsene definitivamente. Anna rimase a vivere con il padre adottivo, l’unica figura di riferimento che è sempre rimasta nella sua vita.
Anna aveva incontrato un ragazzo con cui aveva vissuto una relazione intensa, ma da cui fu lasciata. Questo ulteriore abbandono l’aveva portata ad uno stato di destabilizzazione e sgretolamento delle sue sicurezze, rientrando nella sindrome addandonica vissuta già con il padre biologico e con la madre. L
a sua tristezza, la sua malinconia e i suoi incubi erano tutti legati alla figura di questo ex ragazzo, verso cui Anna continuava a nutrire un amore idealizzato. Finalmente Anna decise di iniziare una psicoterapia e si iniziò ad elaborare il mito che si era creato dentro la sua psiche. Finalmente Anna riuscì a trovare la forza per ricontattare il suo ex ragazzo e rivederlo, dopo 3 anni.
Velocemente il mito si infranse con la realtà. In effetti quando Anna vide il suo ex ragazzo comprese che alcuni circuiti psicologici della sua mente avevano creato una iper idealizzazione di una persona che non era più quella che lei pensava.
Anna, nella sua mente e nella sua anima, finalmente sciolse il mito e ritornò ad essere più strutturata e più realistica.
L’innamoramento attiva una serie di meccanismi che hanno a che fare con l’immagine interna e la rappresentazione mentale della persona di cui ci siamo innamorati. L’idealizzazione del partner porta a rivestire il partner di caratteristiche di perfezione e bellezza assolute che nella realtà non possiede. Quando entriamo in una idealizzazione dell’innamoramento ci innamoriamo della persona come la immaginiamo e come la sogniamo, ma non come realmente è.
L’amore maturo significa sviluppare un senso di realismo e di consapevolezza che il partner ideale, che possa corrispondere ad ogni nostra aspettativa, di fatto è difficilissimo da trovare. È possibile invece incontrare persone con cui si condividono valori e interessi con i quali i livelli di affinità ed empatia possono essere maggiori. Si entra così nella condivisione, nella complicità, nell’affinità e nella sintonia dell’unicità della coppia.
Michele Mattia, FMH in psichiatria e psicoterapia