Giancarlo Jorio, già municipale di Giubiasco.
BELLINZONA - Il Consiglio comunale nella sessione ordinaria del 20 dicembre 2021 ha adottato il dispositivo per il credito dell’opera per il rifacimento dell’argine sul riale Fossato a Giubiasco crollato in seguito all’ennesima esondazione, avvenuta il 7 agosto 2021 (MM 543/2021).
Il Municipio con il messaggio ha riaffermato il «vizio dell’ex comune di Giubiasco di omettere il prelievo dei contributi di miglioria per opere di premunizioni che determinano un evidente vantaggio particolare di natura patrimoniale ai fondi messi in sicurezza con le opere pubbliche».
Il Consiglio di Stato ha di recente statuito sul ricorso di un cittadino che, per una questione di principio e di equità, ha impugnato la risoluzione adottata dal Consiglio comunale di Bellinzona.
L’opera di premunizione consiste in un nuovo muro d’argine in cemento armato rivestito con pietra, della lunghezza di 22 metri, con l’altezza rispetto al fondo della vasca di un metro in più di quello ceduto.
Il Municipio, bontà sua, in sede d’istruttoria ha rinnegato quanto esplicitamente prodotto con il messaggio municipale sostenendo che si trattasse dell’esecuzione di un intervento di manutenzione, benché sul messaggio al Consiglio comunale per l’ottenimento del credito d’opera si descrivesse l’intervento quale opera nuova.
A cosa serve un segretario comunale, il garante della legalità delle decisioni comunali che a sua volta si avvale di un ufficio giuridico e di un facente funzione di capotecnico comunale, se si omette di chiedere preventivamente al Consiglio di Stato e di ottenere l’esenzione dal prelievo dei contributi, allegando la decisione al relativo messaggio municipale?
Insomma ancora si è tentato con l’inganno di rinnegare quanto esplicitamente prodotto con il messaggio municipale, inventando anche la sceneggiata di scomodare il Presidente del Governo cantonale per far decidere in via cautelare la revoca dell’effetto sospensivo determinato dal ricorso, motivando che la misura era volta a evitare che interessi pubblici non fossero pregiudicati dai ritardi dovuti alla procedura.
Se nonché, stante la buona fede, la domanda al Presidente del Governo è stata posta dopo che l’opera fosse già da tempo totalmente realizzata e come tale resa pubblicamente quale notizia sui media locali.
È con la messa in scena di furberie volte al rientro nella legalità che l’esecutivo comunale sana a posteriori gli sgarbi alle leggi dello Stato, peraltro sottacendo al presidente del Governo cantonale le verità incontrovertibili?
Come al gioco dell’oca, ora si torna alla casella zero.