In “Another Body”, il trauma di una 23enne studentessa americana si trasforma in un percorso di riappropriazione e rivincita.
LUGANO - «Mi dispiace davvero, ma penso che tu debba vedere questo video», un messaggino di un amico accompagnato da un link rigirerà sottosopra la vita di Taylor.
La giovane studentessa di ingegneria in un college americano ritroverà il suo volto ritagliato e incollato sui corpi nudi di donne, con le clip pubblicate sulle più popolari piattaforme web di video erotici.
Uno shock, il suo, inizialmente nascosto che gradualmente si trasformerà in una presa di coscienza più ampia e, dopo aver scoperto di non essere l'unica vittima nel campus, in una sorta di percorso nel segno della giustizia e della riappropriazione.
“Another Body”, presentato al Film Festival Diritti Umani Lugano, è un documentario diretto da Sophie Compton e Reuben Hamlyn che tratta dell'attualissimo tema del porno deepfake in tutti i suoi risvolti.
Dall'aspetto etico legato alla tecnologia, passando per la connivenza dei portali hard, per le criticità giuridiche di un reato che (almeno sulla carta) non sempre lo è, fino alla mascolinità tossica a piede libero nei forum web di estrema destra.
Il taglio scelto è abbastanza sofisticato e, in un gioco di specchi, anonimizza e protegge le vittime utilizzando la stessa tecnologia deepfake. Il risultato è un film umano e sensibile che non mancherà di farvi riflettere.
“Another Body” verrà proiettato al Cinema Corso il 25 e il 26 ottobre. La prevendita per entrambi gli spettacoli è attiva su biglietteria.ch