Nole è libero, ma sulla sua testa pende sempre la spada di Damocle del ministro dell'Immigrazione.
Intanto, tra un dubbio e l'altro, non si placano le polemiche anche sulla sua positività del 16 dicembre.
MELBOURNE - «Sono felice e grato che il giudice abbia accolto il mio ricorso e annullato la cancellazione del visto. Nonostante quello che è successo, voglio rimanere qui e cercare di competere all'Australian Open». Con queste parole esultava ieri Novak Djokovic, cittadino libero - almeno per ora - dopo il verdetto del tribunale di Melbourne, che per bocca del giudice Anthony Kelly ha ritenuto irragionevole l'annullamento del visto del tennista no-vax.
Sempre in attesa del verdetto del ministro dell'Immigrazione Alex Hawke, che può ancora ribaltare la decisione ed espellere Nole, il 34enne di Belgrado sta portando avanti la sua preparazione in vista Major, che scatta il 17 gennaio e di cui è detentore del trofeo (9 i successi, 20 gli Slam vinti in totale).
Giocherà o non giocherà? Mentre la matassa è tutt'altro che sbrogliata - la soluzione del rebus dovrebbe arrivare nella giornata di domani, mentre quella odierna è stata da molti definita come "la giornata del silenzio" - Djokovic stamane si è allenato a Melbourne (+10 ore di fuso orario dalla Svizzera), riscaldandosi in palestra prima di fare il suo ingresso nella Rod Laver Arena insieme al suo staff.
Mentre Nole suda in campo sorridente e sereno, non si placano però i dubbi e le polemiche sulla sua positività del 16 dicembre, seguita nei due giorni seguenti da incontri ed eventi al quale ha partecipato senza mascherina, con tanto di foto sui social.