La ticinese pregusta il ritiro (ma prima ci sono i Mondiali da vincere)
«Il ritiro? Non nascondo di avere un po’ di paura. Forse mi avvarrò dell’aiuto di uno psicologo».
CUGNASCO - Da oggi e fino a sabato, a undici anni di distanza dall'edizione losannese, la Svizzera tornerà a ospitare i Campionati del Mondo di corsa d'orientamento.
Casa delle gare sarà la regione di Flims Laax Falera, in Surselva, dove i boschi sono fitti, la passione è grande e le bandiere rossocrociate sventoleranno numerose.
Per le grandi doti dei suoi atleti e anche per il fatto di poter “giocare in casa”, la squadra elvetica è la più temuta. Avrà gli occhi di tutti puntati addosso. Una ragazza in particolare, Elena Roos, non potrà evitare gli sguardi di appassionati e curiosi. Perché? Perché è forte. Perché è ambiziosa. E perché ha da poco ammesso che questi saranno gli ultimi campionati della sua carriera: a fine anno si ritirerà.
«Solo a fine anno però, prima di allora devo prendere parte ad altre due manifestazioni - ci ha raccontato proprio la 32enne - per questi Mondiali sono concentrata. Sto pensando solo alla prestazione sportiva, al risultato».
Stomaco che si chiude, poco sonno…
«Sì, la solita tensione prima delle gare importanti. Nulla di nuovo. Non sarà insomma una passerella nella quale ricordare quanto di bello vissuto in carriera. Avevo anche pensato di terminare con l’attività agonistica subito dopo questa manifestazione, ma proprio per evitare di avere troppi pensieri per la testa, per essere completamente focalizzata su quello che c’è da fare, ho alla fine deciso di allungare di qualche mese».
Il Mondiale in casa è un bel vantaggio…
«Conosciamo alla perfezione i boschi e i terreni che andremo a trovare, questo sì. Il percorso però lo scopriremo solo la mattina della gara. In questo non siamo diversi dagli altri atleti».
Il bosco è sempre il bosco…
«No, per nulla. La vegetazione, il terreno, le rocce: le differenze sono dappertutto. E sono anche grandi. Per questo, in occasioni di grandi eventi all’estero, abbiamo sempre fatto settimane di preparazione sul posto: per provare ad abituarci a condizioni e scenari con i quali non avevamo troppa confidenza. Il grande vantaggio della manifestazione casalinga è nella preparazione: non sono servite grandi trasferte. Ogni weekend era buono per “provare”».
Con una storia nell’orientamento tanto lunga, avrai ormai imparato a conoscere alla perfezione ogni scenario.
«Credo di essere davvero all’apice della mia carriera. Ho grande esperienza, che mi porta a capire velocemente le particolarità di un tracciato, e ancora un’ottima condizione fisica. Almeno, posso dire che non sto peggiorando. È già qualcosa».
Sei al top e… molli?
«Lasciare al massimo, avere ricordi belli, era uno dei miei obiettivi. Da qui la decisione di ritirarmi. Ci stavo pensando da tanto, fin dai tempi della pandemia. Ad avermi convinto è però anche stato il desiderio di riprendermi un po’ di miei spazi. Io amo il mio sport, lo adoro, però è anche vero che per praticarlo ho fatto tanti sacrifici. Raramente c’è stato un fine settimana nel quale non mi sono allenata. Ho dovuto rinunciare alle vacanze, alle uscite con gli amici… a tanta vita. Vorrei ora poter recuperare».
Il ritiro per molti è un salto nel buio.
«Non nascondo di avere un po’ di paura. In autunno e in inverno ho sempre pensato agli allenamenti, alla preparazione, alle tabelle. Da ottobre tutto questo non ci sarà più: avrò una quotidianità nuova che devo ancora scoprire».
La fine di una carriera è un momento delicato per molti sportivi.
«Ho un mental coach che mi aiuta. Forse mi avvarrò anche dell’aiuto di uno psicologo. Pian piano cercherò di capire».
Elena Roos smette. Elena Roos è la compagna dell’orientista Florian Howald. Florian Howald smette?
«È una bella domanda, dovreste farla a lui. Scherzi a parte, deciderà a fine stagione».
I tuoi propositi di vivere la vita, se Florian dovesse continuare…
«Sarebbe strano, forse non semplice. Da una parte c’è la voglia di sostenerlo negli allenamenti e nelle competizioni, dall’altra quella di passare del tempo libero con lui. Credo che, come per la mia vita post-carriera agonistica, anche per il nostro rapporto ci saranno dei nuovi equilibri da trovare».