Chiacchierata a tutto campo con il presidente del Lugano Renzetti: «Dopo questa crisi sarà ancora più dura vendere»
«In questa situazione ognuno vede il futuro a modo suo. Per me i momenti difficili sono sempre stati da stimolo»
LUGANO - Riflessivo, schietto mai banale e sempre sul pezzo. Non solo uomo di calcio, Angelo Renzetti è una persona profonda, leale e sempre pronta a condividere il suo pensiero. Uno dei suoi pregi? Esternare quello che pensa, senza giri di parole. In questi giorni il presidente del Lugano sta approfittando per riposarsi e per ricaricare le batterie.
«A causa dei recenti problemi all'anca e alla spalla con i quali ho avuto a che fare, questo periodo mi è utile per accelerare la fase di ripresa - le parole del "pres" - Sto a casa, riposo e leggo. In particolare la lettura è qualcosa che negli ultimi anni avevo un po' accantonato ma che sto riscoprendo con molto piacere. Inoltre sono sempre in contatto con tutti i miei collaboratori, in particolare con il direttore generale Michele Campana».
Angelo Renzetti segue tutti i telegiornali?
«No, affatto. Cerco di ascoltarli il meno possibile, in particolare quelli italiani dove si sente tutto e il contrario di tutto. Mi mettono un po' di ansia... In alcune trasmissioni senti il punto di vista di tanta gente, ma chi sono? A volte nemmeno i medici sono in grado di rispondere a certe domande, poiché è una situazione nuova per tutti...».
Come si è mossa, invece, la Svizzera?
«Al contrario ho ascoltato tutte le conferenze stampa tenute dal Consiglio Federale e dal Governo ticinese. A mio avviso la Svizzera è stata la più brava di tutte, su tutti i livelli. Al di là delle decisioni, quel che mi è piaciuto maggiormente è la rapidità con cui il paese ha agito».
Ed è proprio grazie a questo aspetto che oggi, forse, si intravvede un po' di luce in fondo al tunnel...
«Esattamente. E questo non può che riempirci d'orgoglio. Anche dal punto di vista finanziario è importante che si sia scelto di dare subito ossigeno alle varie imprese, per favorire la loro ripresa una volta che il problema sarà rientrato. Non mi piace invece leggere certe eresie sui social, scritte da persone che pensano di saperne una più di tutti. In un momento così difficile, certe affermazioni dietro a una tastiera non servono a nessuno. Questa è la debolezza del nostro Cantone...».
Niente TG, ma quindi cosa guarda Renzetti in TV?
«Metto in chiaro una cosa: non è che non li guardo, ma cerco di distanziarmi. Non sono certo la persona che fa zapping per seguirli tutti. Sarà paradossale ma in questo periodo ciò che mi rilassa maggiormente sono i film western. Dove non c'è da pensare a nulla...».
E in cucina come si destreggia?
«No, non sono capace. Non ho la pazienza per cimentarmi in cucina. Ma sono un'ottima forchetta, mangio di tutto».
...legge tanti libri?
«Leggo tanto ma non libri. Preferisco le riviste e i giornali, ovvero quei canali che mi permettono d'informarmi».
Come sarà il futuro una volta passata questa crisi?
«La cosa più bella è pensare al dopo. In questa situazione ognuno vede il futuro a modo suo. Per me i momenti difficili sono sempre stati da stimolo. Le difficoltà devono essere la fonte di crescita per ognuno di noi. In questo periodo bisogna avere coraggio perché siamo tutti sulla stessa barca. Potremo uscirne soltanto come persone migliori...».
Quanto l'hanno cambiata dieci anni da presidente del Lugano?
«Tantissimo. Mi manca la vita normale, da dieci anni sono costantemente sotto pressione. Avere sempre a che fare con l'ansia da risultato, con i media e con le finanze da tenere in ordine non è scontato. Sono stati dieci anni intensissimi ed è come se ne fossero passati 20. Oggi ho 66 anni e sono stanco...».
Quanto le manca la vita "normale"?
«A me la pressione è sempre piaciuta. D'altronde sono andato io a cercarmela. Sono dentro in un ingranaggio dal quale è difficile liberarsi. Non posso alzarmi domani mattina e salutare tutti. In generale non ho molta pazienza, ma nel calcio per fortuna ne ho avuta di più rispetto ad altri ambiti. Tutto questo mi ha però un po' consumato. Lo ripeto: oggi posso dire di essere stanco, logoro...».
Cosa cambierebbe dei suoi dieci anni di presidenza?
«Potevo ponderare maggiormente tante scelte. Ma c'è una cosa che forse avrei dovuto fare nel 2015 dopo la promozione in Super League: vendere la società a Bentancur. In quel periodo di grande euforia diverse persone alle quali ero molto legato mi avevano però fatto desistere. Inoltre dentro di me sentivo di avere ancora tanto da dare al Lugano. È per questo che oggi sono ancora qui...».
Per quanto tempo la vedremo ancora al timone dei bianconeri?
«Non lo so. Dopo questa crisi sarà ancor più complicato pensare di vendere».
Capita che i tanti pensieri a volte le tolgano il sonno?
«Se non dormo non è per i pensieri, ma per le apnee notturne legate al mio peso. I pensieri non mi hanno mai tolto il sonno. In generale rifletto molto in tutti i momenti della giornata...».