Livio Bordoli si è espresso sulla possibile ripresa dei campionati: «Ognuno guarda il proprio orticello»
LUGANO - Il prossimo 29 maggio si terrà l'Assemblea che andrà a decretare la partenza (o più correttamente la ripartenza...) del nostro calcio. Cosa si deciderà di fare? I vari club, ovviamente, sono divisi. Come in ogni ambito della vita, ognuno guarda il proprio orticello. Difficile dunque prevedere oggi se, alla fine, sarà un sì oppure un no..
«Ognuno ha la propria ragione su cui farsi valere - il pensiero di Livio Bordoli - Capisco alcuni club che vogliono giocare: vedono nel prosieguo una possibilità d'incassare dei soldi. Ovviamente sto parlando di quelle squadre in piena lotta per i posti europei. Non giocando, inoltre, molte società potrebbero veder svanire l'opportunità di vendere i propri giocatori, visto che perderebbero di valore. Capisco però anche quelle squadre piccole che non vogliono chiudere il campionato: scendendo in campo, infatti, non avrebbero più diritto all'indennità per lavoro ridotto. Così facendo, senza un aiuto esterno, diventerebbe molto complicato per loro».
Qual è, dunque, la miglior strada da seguire? «Dal mio punto di vista sarebbe più logico annullare questo campionato e spedire in Europa le squadre secondo la classifica attuale. Il titolo non andrebbe assegnato, così come le retrocessioni sarebbero annullate».
Riprendere potrebbe avere effetti devastanti per alcuni club... «Sarebbe un quadretto triste. Le società più piccole andrebbero in chiara difficoltà: senza il lavoro ridotto, senza le entrate del pubblico, dove vanno a tirar fuori i soldi per pagare gli stipendi ai giocatori? Nel caso il Consiglio Federale dovesse dare l'ok definitivo il 27 maggio, di pari passo bisognerebbe pensare a fornire degli aiuti concreti. Altrimenti sarebbe troppo pericoloso...».
Contrariamente ad altri campi, lo sport sin qui ha ottenuto aiuti un po' più contenuti... «In politica, forse, c'è un po' di pregiudizio sul fatto che il calcio è ritenuto uno sport di privilegiati. È vero, ci sono tanti giocatori che guadagnano bene, d'altro canto bisogna pensare che nei vari club operano altre persone che hanno uno stipendio "normale". Il calcio - e lo sport in generale - dà tanto al nostro paese e, non da ultimo, fornisce tanti posti di lavoro».