Il racconto di Angelo Renzetti, guarito dal Covid-19: «Non avevo nessuna forza e mi mancava l'ossigeno».
«I negazionisti? Questa malattia è un po' come gli altri campi della vita. Finché non provi certe sensazioni o certi dolori, si tende a minimizzare».
LUGANO - Era lo scorso 14 ottobre e il Lugano annunciava la positività al coronavirus del suo presidente. Da lì Angelo Renzetti ha vissuto momenti drammatici, nei quali ha dovuto combattere contro un nemico perfido e che in questi mesi ha spesso dimostrato di non avere pietà. Oggi - a 22 giorni di distanza - il numero 1 bianconero può ritenersi quasi guarito. Difficile però dimenticarsi i giorni trascorsi sul letto dell'ospedale alla Clinica Moncucco, dove ogni piccolissimo cenno di miglioramento era visto come una grandissima vittoria.
Nonostante una voce spesso interrotta da forti colpi di tosse, ora Renzetti vede la luce in fondo al tunnel... «Sto molto meglio adesso, sono tornato a casa e posso andare in ufficio. Lentamente mi sto riprendendo. Esco di casa ma posso assicurarvi che lo faccio con parsimonia, solo se strettamente necessario».
Un periodo complicatissimo sia fisicamente ma anche mentalmente... «All'inizio è stato drammatico, certe sensazioni non le avevo mai vissute. Se non fossi andato all'ospedale sarei stato fo***. Non avevo nessuna forza e mi mancava l'ossigeno. Ho una certa età e pure qualche problema di salute che mi fa rientrare nella categoria "persone a rischio". Capite che a fronte di ciò non è stato facile gestire questi momenti. I medici sono comunque stati eccezionali e hanno sempre cercato di tranquillizzarmi. Lo spavento e la paura però restano».
Cosa si sente di dire oggi ai negazionisti? «Questa malattia è un po' come gli altri campi della vita. Finché non provi certe sensazioni o certi dolori, si tende a minimizzare. La sensibilità si sviluppa soltanto quando le cose ti toccano da vicino».
Cosa le ha lasciato questo brutto periodo? «Un'ulteriore presa di coscienza: so di avere una certa età e di essere molto più vulnerabile a livello di salute. Da questa situazione ho forse imparato che devo prendere le cose, in tutti i campi della vita, con un approccio più sereno...».
Chiusa (o quasi) questa brutta esperienza Renzetti è pronto a tornare a Cornaredo. È notizia di ieri che la Confederazione ha elargito aiuti allo sport professionistico. «Un po' di ossigeno necessario, altrimenti molte squadre dovrebbero consegnare i bilanci. Non si può fare calcio con sole spese e senza entrate. In quest'ultima voce non ci mancano soltanto quelle relative alla buvette o alla ristorazione. Ci sono altri due aspetti da considerare. Il mercato negli scorsi anni ci aveva spesso dato una grande mano, quest'estate invece non è stato così. Infine non bisogna dimenticare l'azionista, colui che di solito è chiamato a risanare le finanze del club, adesso forse non è più nelle condizioni ottimali per farlo...».