Rodolfo Baqué - legale dell’infermiera Dahiana Madrid - non si capacita di come l'argentino sia stato curato.
«Non aveva assistenza specialistica».
BUONES AIRES - Giorno dopo giorno i dettagli relativi alla scomparsa di Diego Armando Maradona sono sempre più misteriosi e inquietanti. Sembra infatti che - secondo alcuni testimoni oculari - Maradona venisse curato in un'abitazione poco confortevole e non adatta a una persona nelle condizioni in cui versava l'argentino.
«Non meritava un trattamento del genere. Diego aveva i soldi per garantirsi un luogo più confortevole. Maradona è stato parcheggiato alla buona in una stanza improvvisata accanto alla cucina. C’erano un materasso, un televisore e un bagno chimico. Per oscurare le finestre erano stati piazzati dei semplici pallet per tappare la luce», le parole a "Olé" di una persona vicina alla famiglia.
E a gettare ulteriori ombre sul "caso" della morte dell'ex campione del Napoli ci ha pensato Rodolfo Baqué, legale dell’infermiera Dahiana Madrid, che vede troppa negligenza da parte di chi si è preso cura di Diego: «Non aveva assistenza specialistica, non c’erano bombole d’ossigeno, mancava un semplice defibrillatore e dormiva accanto a un bagno chimico. È assurdo. Non c’era nemmeno un’ambulanza a stazionare davanti ai cancelli per qualsiasi evenienza, allucinante se oltre si pensa che stiamo parlando di Maradona e non di un paziente qualsiasi. La verità è che in qualsiasi altro posto e con qualsiasi altra persona accanto, Maradona non sarebbe morto».
Ma anche la famiglia potrebbe avere qualche responsabilità per quanto successo. Nel certificato di dimissioni dalla clinica Olivos, dove Diego nelle scorse settimane aveva subito un delicato intervento al cervello, si evince come la famiglia abbia detto "no" al ricovero del loro caro in una clinica specializzata (come consigliato dai medici).