I numeri non sono tutto. Arno Rossini: «Una squadra che riesce anche a giocare bene è più apprezzata».
«Il danese non è stato messo in condizione di mostrare le sue qualità».
LUGANO - «Con una punta in grado di garantire un buon numero di reti, il Lugano potrebbe essere ancora più efficace e fare il definitivo salto di qualità», ha spesso ripetuto Arno Rossini nelle scorse settimane. “Desiderio” esaudito. L’unico vero movimento in questa finestra invernale di mercato, i bianconeri lo hanno appunto fatto in attacco, ingaggiando Asumah Abubakar.
«Era quello che serviva - ha confermato Rossini - era evidente. Abubakar è un buon giocatore, è giovane, mi piace. A Lugano potrebbe fare molto bene».
Gli farà posto il partente Odgaard…
«Altro buon giocatore».
Che a Cornaredo non ha tuttavia lasciato il segno.
«Non per colpe solo sue però. Il discorso non è semplice».
I numeri - le sole sei presenze (senza gol) in Super League - sembrano condannare senza possibilità d’appello Jens.
«In bianconero il danese non ha fatto bene, e questo è chiaro. Perché? Ha probabilmente commesso degli errori e avuto difficoltà. Il peccato originale lo ha però commesso la società ingaggiandolo».
Tu stesso lo reputi un buon giocatore…
«Esatto, con determinate caratteristiche. Quali? È forte fisicamente ma non velocissimo, abile nel gioco aereo ma non eccelso nella “corsa”, bravo negli ultimi sedici metri… Sarebbe stato perfetto in un sistema che prevede una manovra elaborata, molti cross o comunque tante palle messe in mezzo all’area. Il Lugano di Jacobacci è invece molto “verticale”, recupera palla e in pochi passaggi arriva alla porta avversaria. Odgaard ha delle qualità, ma non è stato messo in condizione di mostrarle fino in fondo. Quel che mi fa storcere il naso è che, normalmente, prima di ingaggiare un nuovo elemento da inserire in rosa, si valuta se questo possa essere funzionale al gioco espresso dalla squadra».
Jacobacci avrebbe dovuto snaturare il gioco per favorire l’inserimento?
«No, non funziona così, a meno che il giocatore in questione non sia fenomenale. Semplicemente la scommessa, rischiosa, è stata persa. Con Abubakar dovrebbe andare diversamente».
Lui è “giusto” per le ripartenze veloci?
«È un bel torello, capace di attaccare la profondità. Sono sicuro che potrà lasciare il segno. E pure a Lugano lo sono. Non avrebbero altrimenti imbastito un contratto tanto lungo (fino al 2023, con opzione per un’ulteriore stagione). A Cornaredo il portoghese può esplodere, garantendo anche un bel guadagno in caso di futura rivendita. È un bell’investimento, insomma».
Si rivelasse un goleador di razza, Jacobacci potrebbe perfezionare ancor di più la fase difensiva. Così da rendere ancor più solida, ma contemporaneamente temibile, la sua creatura.
«Diciamo che, si rivelasse un goleador di razza, Jacobacci avrebbe qualche possibilità in più di rimanere anche l’anno prossimo. Anzi, diciamo che, se farà bene, Abubakar costringerà Renzetti a prendere la penna per firmare il nuovo contratto del mister».
Il matrimonio traballa?
«Parliamoci chiaro: se la società avesse voluto rinnovare con l’allenatore, l’avrebbe già fatto. I numeri promuovono l’operato di Maurizio; evidentemente però il presidente non è del tutto convinto. Dubbi sul gioco li ha già espressi, mi pare».
I punti valgono meno senza spettacolo?
«La concretezza vale sempre, serve tuttavia equilibrio. Una squadra che, oltre a vincere, riesce a giocare bene è sicuramente più apprezzata. E più apprezzati sono i suoi giocatori, che acquistano valore...».