La contesa Renzetti-De Souza può costar cara alla squadra.
Il campionato è prossimo e ormai di mini-licenza non si parla quasi più.
LUGANO - Angelo Renzetti ha ceduto le sue quote - il 60% del pacchetto azionario - a Thyago De Souza e Giammarco Valbusa, che sono divenuti così coproprietari insieme con (al 40%) Leonid Novoselskiy. In realtà, perché la transazione sia “convalidata” dalla Swiss Football League, l’acquirente deve dare delle garanzie economiche. Deve dimostrare di potersi fare carico degli impegni finanziari che avrà il club per tutta la stagione. È questa, e nient’altro, la famigerata mini-licenza della quale in Ticino si parla ormai di settimane.
Firme e responsabilità.
Senza quella, senza che la SFL abbia (ancora?) certificato la solidità finanziaria di chi ha comprato, di vendita non si può parlare. Questo non minaccia nel breve termine il futuro del Lugano, che grazie alla licenza “originale”, ottenuta in primavera, può prendere parte alla stagione ormai prossima; crea tuttavia confusione a livello economico e gestionale. In questa situazione De Souza&soci gestiscono, Renzetti, ovvero il titolare della licenza, continua però a essere responsabile dei conti.
Quando tutto è cominciato.
Come si è arrivati a questo punto e, soprattutto, cosa accadrà ora? Per spiegarlo si deve fare un passo indietro, partendo da 11 anni fa circa, quando il “pres” è entrato nell’universo bianconero acquistando inizialmente il 20% delle quote per poi, nel breve volgere di un paio di stagioni, arrivare a possedere l’intero capitale azionario. La squadra era in Challenge League e i costi relativamente contenuti. Chi fa calcio è, però, ambizioso e ama le sfide. E quella di Renzetti era - ovviamente - portare in alto il club.
Il sogno Super League.
Detto-fatto: avvalendosi dell’aiuto economico e delle conoscenze di Pablo Bentancur - al quale cedette il 40% delle quote societarie - al termine della stagione 2014/15 riuscì a garantire la promozione in Super League, il più prestigioso palcoscenico del pallone rossocrociato. Insieme con gioie e soddisfazioni, a quel punto arrivarono però i primi pensieri. Perché la salvezza e la finale di Coppa Svizzera delle prima stagione e i risultati sempre in crescendo di quelle seguenti (comprese un paio di gite europee), regalarono grandi sorrisi ma furono anche economicamente pesanti. Soprattutto dopo l’“uscita” di Bentancur e nonostante l’“ingresso” - sempre al 40% - di Leonid Novoselskiy.
I soldi non bastano mai.
L’ultima spallata alla convinzione renzettiana l’ha data il coronavirus: stadio chiuso, aiuti da restituire e limitazioni varie hanno infatti convinto l’architetto di aver fatto il suo tempo e lo hanno spinto a passare la mano. Qui sono entrati in scena De Souza e Valbusa i quali, nonostante credenziali non proprio impeccabili (quelle del brasiliano almeno), sono riusciti a strappargli una firma pesante.
Rischiano il Lugano e Lugano.
Ed eccoci ai giorni nostri. Il balletto tra i nuovi acquirenti, che hanno progetti ma - a quanto dice la SFL - non abbastanza soldi, e Renzetti è spiacevole a livello economico e di immagine. A rischiare di più, tra autorizzazioni date troppo in fretta e milioni sul tavolo, è ovviamente il presidente. A rischiare moltissimo sono tuttavia soprattutto il Lugano e Lugano. Che squadra sarà allestita? E il futuro a lungo termine sarà garantito? E poi c’è la questione polo sportivo: quanto sta accadendo è tutta pubblicità negativa, che potrebbe mettere in discussione il risultato di un referendum che, almeno inizialmente, non faceva troppa paura.