Se colpevoli, gli amministratori del Chiasso (anche quelli passati) potrebbero pagare di tasca propria
Molti creditori rimarranno a mani vuote.
CHIASSO - Il Chiasso è fallito. La storia si è interrotta. Il cuore dei tifosi si è spezzato. I debiti sono rimasti. Questa è la situazione attuale nella città di confine.
Tutto quello che riguarda i rossoblù non è in ogni caso evaporato con la sentenza pronunciata lo scorso venerdì da Matteo Salvadè, Pretore di Mendrisio. La “piazza” sta infatti già pensando come - non se - ripartire a livello sportivo. E poi ci sono ancora le macerie da ripulire.
Queste saranno fatte sparire con la procedura di liquidazione: si dovrà mettere insieme tutto quello che, al momento della chiusura dei conti, era ancora di proprietà del Football Club, venderlo tramite asta o per trattativa privata e in seguito ripartire i fondi raccolti. I primi saranno destinati alle spese del fallimento poi, secondo classi di priorità, si proveranno a coprire gli oneri sociali, gli stipendi e il resto. Vista la situazione in cui versava la società, molti creditori, quelli di terzo rango, rimarranno certamente a mani vuote. Anzi, otterranno un non proprio utilissimo attestato di carenza beni.
Finito così? Solo la procedura fallimentare. Da essa, per esempio su input del Commissario Guido Turati, potrebbero infatti partire nuove indagini atte a stabilire se c’è stata una responsabilità civile o addirittura penale degli organi societari. E gli amministratori rossoblù, se ritenuti colpevoli, potrebbero essere chiamati a coprire parte del debito. Attenzione, non solo i dirigenti più recenti. Non solo Davide Ugo Dante Miozzari, che da registro di commercio risulta l’ultimo amministratore unico.
Se poi ci fossero degli indizi di reato penale (venissero per esempio confermate delle sottrazioni di denaro), potrebbero scattare l’attività investigativa e l’intervento del Ministero pubblico, che andrebbe ad aprire un'istruzione che potrebbe sfociare in un decreto d’accusa.
Andrey Ukrainets, Nicola Bignotti… dalla città di confine sono passati molti “non svizzeri”. E se i soggetti coinvolti non avessero, appunto, legami con la Confederazione? Recuperare qualche soldo in quel caso sarebbe difficile. In caso di reati penali, invece, pur se lasciata la Svizzera, un imputato non se la caverebbe: sarebbe comunque processato in contumacia.