Dani Alves e il presunto stupro, attacco e difesa
Carcere e menzogne, in Spagna si cerca di giudicare Dani Alves.
BARCELLONA - Lei sostiene di aver subito una violenza, lui che il sesso, consumato in un locale, è stato consenziente. La triste vicenda che riguarda Dani Alves e una giovane donna è finita nelle mani della procura spagnola, che sta cercando di capire se ci sono gli estremi per riconoscere l’ex calciatore colpevole di violenza sessuale (reato per il quale la pena prevista è tra i 4 e i 12 anni di detenzione).
Mentre il 40enne è ancora in carcere a Barcellona, fermato dalle forze dell'ordine il 20 gennaio scorso e rinchiuso per evitare che salga sul primo volo per il Brasile per rifugiarsi poi dietro l’impossibilità di essere estradato, i media iberici stanno lentamente rendendo pubbliche le presunte prove che lo incastrerebbero. Il "Programa de Ana Rosa", per esempio, ha trasmesso un video di uno dei primi racconti fatti dalla vittima dopo la presunta violenza consumata il 30 dicembre scorso nella discoteca Sutton della capitale catalana.
«Sono andata in bagno di mia spontanea volontà - ha raccontato la 23enne - Lì l’ho rivisto. Ci siamo baciati ma in seguito gli ho detto che volevo andarmene. A quel punto lui mi ha bloccata, ha chiuso la porta a chiave e ha cominciato a colpirmi e insultarmi. “Sei la mia piccola pu****a”, mi ha detto. Mi ha strappato la borsa, l’ha gettata sul pavimento e mi ha afferrato per i vestiti, portandomi violenza». Dopo la presunta aggressione, aiutata dalle amiche, la giovane ha raccontato tutto al personale di sicurezza del locale, che ha a sua volta allertato il corpo di polizia dei Mossos d'Esquadra.
Cristobal Martell, legale del sudamericano, ha però cercato di “smontare” le parole della ragazza, descrivendo invece un rapporto consenziente. «È già stato dimostrato che c'è stato un corteggiamento sessuale prima dell’incontro in bagno - ha sottolineato l’avvocato - la ragazza e il mio cliente hanno ballato insieme. Nei filmati presi in considerazione si vede che si strofinano l'uno contro l'altro. Lui le tocca il c*** in diverse occasioni. Lei lo cerca più volte. E non c'è nulla dello scenario di terrore che la giovane descriverà poi davanti al giudice. Le botte di cui parla la ragazza? Non sono stati riscontrati segni di colluttazione, di violenza o soggezione».