Vasco Soldini, dal titolo con le Ladies al prematuro addio in estate: «Non sentivo intorno a me la fiducia del club».
L'ex head-coach delle bianconere è uno degli assistenti dei GDT Bellinzona e in precedenza ha collaborato otto anni con l'attuale allenatore dell'Ambrì: «Il lavoro paga, abbiamo vinto».
BELLINZONA - Vasco Soldini è l'allenatore che soltanto qualche mese fa aveva condotto le Ladies Lugano sul tetto svizzero. L'entusiasmo per aver portato l'ottavo titolo alla Cornèr Arena – sponda sezione femminile – non è però bastato per proseguire insieme.
Il 53enne si è infatti “scontrato” con il club per quanto riguarda alcune vedute e valutazioni di natura tecnica, così ha deciso di cambiare aria. «Ho avuto delle incomprensioni con i vertici societari e ho preferito lasciare il mio incarico», sono state le parole di Soldini. «Le mie richieste – che secondo me andavano esaudite, poiché avrebbero permesso alla squadra di evolvere ulteriormente – non sono state prese in considerazione ed è stato un peccato dopo aver conquistato il campionato. Il club mi avrebbe riconfermato, ma non sentendo intorno a me la fiducia del comitato non me la sono sentita di continuare questa avventura».
Nella sua carriera – iniziata nel 2008 – il tecnico ticinese ha prevalentemente svolto il ruolo di assistant-coach nei settori giovanili di Ambrì e Lugano, dopodiché al primo vero tentativo in qualità di allenatore principale è stato in grado di vincere. «Ero partito come vice e dopo due partite mi hanno promosso. Avevo delle idee diverse rispetto al precedente head-coach, ma sono riuscito a poco a poco a trasmetterle alla squadra. Non è stato semplice, ma il lavoro paga e alla fine abbiamo vinto. L'ideale sarebbe stato ripartire con la stessa attitudine vista sul ghiaccio qualche mese fa. Avevamo gettato le basi e stavo cercando di inserire una filosofia di lavoro diversa – basata sul modello nord americano – ma non sono stato ascoltato».
Attualmente il 53enne ricopre la carica di vice-allenatore dei GDT Bellinzona, sia in Prima sia in Seconda Lega. «Sono fortunato perché ho trovato una sistemazione interessante. Mi piace molto questo ruolo: l'assistente vive maggiormente lo spogliatoio rispetto all'allenatore e uno dei suoi compiti è quello di interagire con i giocatori, per provare a essere il "collante" perfetto fra le due parti. Svolgo questo lavoro da una vita, ma adesso sono pronto e mi piacerebbe fare il salto di qualità. Cereda? Nella mia vita sono stato prevalentemente il suo assistente e in otto anni di collaborazione ci siamo tolti diverse soddisfazioni. Sotto certi aspetti avevamo la stessa filosofia, ma lui aveva la capacità di andare oltre. Ho imparato davvero tanto al suo fianco... e a Biasca abbiamo anche centrato la promozione in Swiss League».