«Hotel prenotato fino alla finale, poi ci sono il piano B, C, D ed E»
Pier Tami: «È una bella soddisfazione sapere di aver fatto un percorso importante insieme con alcuni giocatori».
DOHA - Sommer, Schär, Rodriguez, Frei, Xhaka, Shaqiri… no, questo non è l’inizio della formazione che Murat Yakin sceglierà per sfidare la Serbia. Questi sei sono i reduci delle cavalcate - all’Europeo U21 e alle Olimpiadi di Londra - che all’inizio degli anni dieci del duemila fecero palpitare i cuori dei tifosi svizzeri.
E il nesso tra quelle avventure rossocrociate e Qatar 2022 ha un nome e un cognome: Pier Tami da Clusone. Attuale direttore delle squadre nazionali maschili, il mister e dirigente ticinese sedeva infatti in panchina mentre gli svizzerini conquistavano un preziosissimo argento nel campionato continentale di categoria del 2011 e si mettevano in mostra alle Olimpiadi del 2012.
«È vero, qualcuno dei ragazzi presenti ai Mondiali l’ho visto crescere - ha raccontato proprio Tami - devo ammettere che è una bella soddisfazione sapere di aver fatto insieme con loro un percorso tanto importante. Quelle selezioni, però, erano davvero molto ricche di talento. Oltre a quelli citati, c’erano infatti per esempio pure Gavranovic, che non è qui in Qatar per una sua scelta, Mehmedi, Zuber, Klose, Berardi, Rossini…».
Quelli che hanno avuto la carriera migliore, tra tutti, sono stati Xhaka e Shaqiri.
«Che già da giovanissimi, lo si vedeva chiaramente, erano dei predestinati. Tanti però nel calcio hanno fatto benissimo, arrivando a giocare nei massimi campionati in Europa».
C’è qualcuno che, invece, ha reso meno di quanto si pensasse.
«Un ragazzo che, pur levandosi tante soddisfazioni, secondo me avrebbe potuto ottenere di più è il ticinese Jonathan Rossini. Ha giocato tanto in Italia. Ha giocato nella Sampdoria e nel Sassuolo, quindi non si può certo dire che non si sia mosso ad alti livelli; dell’Europeo del 2011 fu però in assoluto il miglior centrale. Aveva doti fisiche e tecniche di primissimo livello, che facevano pensare potesse fare una lunga carriera in grandi squadre».
Mondiali, cambiando argomento, significa anche grande organizzazione. Voi potreste essere costretti a tornare a casa dopo la Serbia come anche rimanere in Qatar fino alla finale.
«L’aspetto organizzativo non è per nulla semplice. La questione dell’hotel è “significativa”. Nella struttura dove alloggiamo e ci alleniamo sanno, ovviamente, che la nostra permanenza è legata ai risultati. Noi abbiamo prenotato fino al 18 dicembre…».
In barba alla scaramanzia. E se l’avventura dovesse finire prima?
«Si è stabilito un “piano B”. Anche un piano C, D ed E, a dire il vero. Mettiamola così, sanno che dovremmo rimanere fino alla finale ma anche che dopo ogni turno potremmo liberare le nostre stanze. La stessa cosa vale per l’aereo. Con la compagnia scelta, quella che ci ha offerto condizioni migliori, sono stati riservati diversi voli per il ritorno. Abbiamo poi, anche grazie a una copertura assicurativa, la possibilità di disdire quelli che, a seconda di come ci comporteremo, non saranno necessari».