La casa di Noale è finalmente diventata grande anche in MotoGP: ma la strada è stata lunga. Anzi lunghissima...
Ed in Veneto già si sogna il Mondiale: Aleix Espargaro, dopo tre corse, guarda tutti dall'alto...
NOALE - Dal nostro corrispondente, Leonardo Villanova.
Il brutto anatroccolo è finalmente diventato cigno. Ci sono voluti otto anni all’Aprilia, difficilissimi, intensi, in certi momenti persino sfiducianti, per riuscire a chiudere il cerchio, vincere, dopo esserci riuscita ovunque abbia partecipato, anche in MotoGP.
Alla Casa dei 54 Mondiali – i primi arrivarono esattamente 30 anni fa, con la doppietta di Tommi Ahvala nel trial e Alessandro Gramigni in 125 –, capace di dominare a mani basse per anni nella quarto di litro e in 250, e poi di fare la voce grossa anche in Superbike, mancava solo il successo nella classe regina, dove con l’eccezione di alcuni piccoli acuti ai tempi della 500 a cavallo tra la fine e l’inizio del nuovo secolo, il ruolo recitato era sempre stato quello di comparsa. Anche dopo il ritorno in MotoGP nel 2015 – Marco Melandri mollò dopo poche gare e il suo posto accanto ad Alvaro Bautista fu preso da Stefan Bradl – la strada per Noale è sempre stata in salita, piccola Cenerentola schiacciata dai giganti giapponesi e oscurata in Italia dalla Ducati.
Il cambio di passo vero, decisivo, è arrivato con l’arrivo sul ponte di comando a inizio 2019 di Massimo Rivola, un passato in Formula 1 con la Ferrari, che in poco tempo ha rivoluzionato l’organizzazione di Noale, permettendo al d.t. Romano Albesiano di concentrarsi unicamente sulla parte tecnica, assumendo ingegneri anche dal mondo delle quattro ruote per rinforzare il reparto corse. L’ultimo tassello, l’anno scorso, il colpo Maverick Viñales, quel top rider spesso inseguito ma mai convinto per la mancanza di risultati, arruolato dopo la rottura dello spagnolo con la Yamaha.
Eppure, alla fine, a portare l’Aprilia nella storia è stato Aleix Espargarò, che fino a domenica mattina era un pilota che in 283 GP nelle tre classi non aveva mai vinto una gara, quello che troppo spesso gettava al vento le grandi occasioni, tradito da un temperamento spesso troppo irruento. Ma anche quello che, in questi sei anni che ha vestito i colori di Noale, si è sempre impegnato allo spasimo, lavorando sodo, sputando sudore e fatica e credendo in questo progetto come pochi altri. E che, nel giorno del suo 200esimo GP in MotoGP, non solo ha vinto, ma lo ha fatto dominando, con una moto che nel corso dell’inverno è cresciuta tanto e che la vittoria è andata a prendersela battendo la Ducati sul suo terreno di caccia: quello della velocità.
Domenica, ad Austin, si torna subito in pista e lassù davanti a tutti in classifica, c’è proprio lui, Espargarò, anche lui ex anatroccolo diventato finalmente cigno.