Si va all'Hungaroring - intuizione di Bernie Ecclestone - per la gara di mezzo e col Mondiale in mano alla Red Bull di Verstappen.
Per i team, Ferrari in primis, questo “girone di ritorno” è un banco di prova fondamentale per costruire il proprio futuro.
BUDAPEST - Il Gran premio d’Ungheria è stato per anni il gran premio di Ferragosto. Mansell ci vinse il suo Mondiale nel 1992 e Schumi sigillò sul Danubio il suo secondo alloro ferrarista nel 2001. Budapest è arrivata in calendario ancora prima della caduta del muro di Berlino, primo paese dell’ex blocco sovietico ad aprirsi ad uno sport così occidentale, ricco, sponsorizzato. Fu un’intuizione di Bernie Ecclestone che sapeva sempre come e dove fare affari. Dal 1986 l’Hungaroring, modificato in un paio di occasioni per renderlo più spettacolare, non è mai uscito da un calendario sempre più affollato. Oggi rappresenta addirittura la tradizione. Era uno dei Gran premi preferiti dall’Avvocato Agnelli che volava in Ungheria direttamente dal suo yacht ormeggiato nel Mediterraneo. Il tempo per vedere le qualifiche, fare quattro chiacchiere con i piloti, mandare qualche messaggio alla Juve e poi via verso le vacanze o Villar Perosa se i bianconeri erano già in ritiro. Scene d’altri tempi. A fine luglio difficilmente vedremo in pista suo nipote che quest’anno è già apparso a Montecarlo e in Austria.
Il Gran premio ungherese è l’undicesimo della stagione. La gara di mezzo. Dieci ce ne sono state prima, undici ne verranno dopo. È già il momento delle scelte. Con il Mondiale in mano alla Red Bull e a Max, gli altri stanno decidendo come orientare gli investimenti: continuare a insistere su un 2023 ormai andato, puntando su qualche domenica di gloria effimera, o dirottare mezzi e uomini sulla prossima stagione.
La risposta giusta sta probabilmente nel mezzo: si continuerà a investire solo su sviluppi che possono garantire una ricaduta sul progetto 2024, considerando che non ci saranno rivoluzioni regolamentari. Lavorare per migliorare le monoposto 2023, ma in prospettiva 2024. Non è semplice, ma è necessario per non buttare via le prossime 12 gare (Budapest compresa). In mancanza di test in pista i weekend di gara diventano l’unica possibilità per valutare in pista nuove soluzioni tecniche. Bisogna lavorare pensando più del solito al futuro. Un’operazione che alla Ferrari negli ultimi anni non è mai riuscita. Vedremo se sotto la gestione Vasseur ci saranno dei miglioramenti. Anche per la squadra questo “girone di ritorno” diventa un banco di prova fondamentale per costruire la Ferrari del futuro. I lavori sono più che mai in corso.