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Sport invernali«Il 70% delle emissioni di una giornata sugli sci è causato dal viaggio di andata e ritorno»

20.12.24 - 11:00
Unsplash | Mattias Olsson
«Al giorno d’oggi, quasi tutte le stazioni sciistiche hanno implementato fonti di energia rinnovabili: Arosa sfrutta l’energia idrica, Andermatt riscalda in modo climaticamente neutrale grazie al legno.»
«Al giorno d’oggi, quasi tutte le stazioni sciistiche hanno implementato fonti di energia rinnovabili: Arosa sfrutta l’energia idrica, Andermatt riscalda in modo climaticamente neutrale grazie al legno.»
«Il 70% delle emissioni di una giornata sugli sci è causato dal viaggio di andata e ritorno»
Gli effetti dei cambiamenti climatici sono evidenti in Svizzera soprattutto in inverno e in montagna. Maren Stöber di Protect Our Winters spiega come concedersi una giornata sugli sci nel modo più sostenibile possibile.

In breve:

    • Più di una persona su tre in Svizzera pratica regolarmente sport invernali. Come possiamo ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente?
    • «Fino al 70 per cento delle emissioni generate da una giornata sugli sci è causato dal viaggio di andata e ritorno poiché la maggior parte di noi va ancora a sciare in auto», spiega Maren Stöber di Protect Our Winters.
    • Qual è la soluzione? «Serve un’infrastruttura che renda più facile prendere le decisioni giuste», spiega Stöber. «Se l’auto non fosse più la soluzione più semplice, ne troveremmo una migliore.»
    • Stöber ammonisce: «Le regioni di montagna si riscaldano più in fretta. In Svizzera l’aumento delle temperature ammonta già a 2,8 grandi mentre la media globale è di soli 1,3 gradi.»

Più di una persona su tre in Svizzera pratica lo sci o lo snowboard. A cosa occorre prestare attenzione se volessimo praticare il nostro hobby invernale nel modo più sostenibile possibile? 20 minuti lo ha chiesto a Maren Stöber di Protect Our Winters.

Signora Stöber, cos’è Protect Our Winters e che ruolo ha Lei nell’organizzazione?

Lavoro come direttrice supplente per Protect Our Winters, la voce della community outdoor per la protezione del clima. Il nostro motto recita: proteggi ciò che ami. Nella community outdoor ci sono molte persone che si muovono spesso in montagna e vedono con i propri occhi quanto i cambiamenti climatici abbiano influenzato le regioni alpine. Grazie a campagne e sensibilizzazioni facciamo sì che la community outdoor si impegni in modo sostenibile e voti di conseguenza.

A prima vista, una stazione sciistica sembra tutto fuorché sostenibile: migliaia di persone che scorrazzano su e giù da pendii che una volta erano completamente naturali. Diciamolo chiaramente: gli sport invernali possono davvero essere sostenibili?

La verità è che tutte le forme di turismo hanno un impatto sull’ambiente, soprattutto il turismo di massa. È vero anche però che tutti noi siamo cresciuti concependo gli sport invernali come sport per tutti. Il nostro approccio è quindi che oggi occorre assumersi la responsabilità per proteggere il futuro senza però dover rompere completamente con le decisioni prese in passato. Le stazioni sciistiche esistono e non sarebbe giusto non sfruttarle più poiché per gli abitanti del posto rappresentano un’importante fonte di reddito. Se sia il caso di costruire altre stazioni sciistiche è invece molto discutibile.

Volendo gestire gli sport invernali nel modo più sostenibile possibile, a cosa occorre fare attenzione principalmente?

Il tema presenta sostanzialmente due aspetti principali: la sostenibilità negli sport invernali e la possibilità di sfruttare gli sport invernali per inserire la protezione del clima in una prospettiva più ampia. Negli sport invernali, il consumo di risorse è uno dei temi principali: acqua, produzione di energia, gestione e gastronomia. Questi settori interessano la stazione sciistica stessa. Per i consumatori, il fattore più importante è invece la mobilità: fino al 70 per cento delle emissioni di una giornata sugli sci è dovuta al viaggio di andata e ritorno che la maggior parte di noi percorre ancora in auto. Qui come community abbiamo una leva importante: il consumo di energia di una giornata sugli sci senza considerare l’andata e ritorno corrisponde all’incirca a quello di tre docce. E non dimentichiamo che proprio la scorsa settimana la Confederazione ha dichiarato che più della metà del gettito legato alla mobilità in Svizzera è generato dal tempo libero e dal turismo.

Si impone una domanda: la responsabilità di rendere gli sport invernali più sostenibili è solo dei consumatori?

Molti arrivano in auto perché è più semplice ammassare tutta l’attrezzatura nel baule invece che organizzare una borsa compatta da portare sui mezzi pubblici. C’è però anche una dimensione sistematica: è troppo facile e troppo conveniente andare a sciare in auto. Serve una struttura che renda più facile prendere le decisioni giuste. Se l’auto non fosse più la soluzione più semplice, ne troveremmo una migliore. Questo sistema può essere attuato tramite incentivi negativi, come l’aumento dei costi del posteggio, ma anche positivi offrendo migliori collegamenti diretti per i treni verso le piste ad esempio tra Ginevra e Verbier o tra Zurigo e Flumserberg durante i finesettimana.

È possibile proibire l’utilizzo dell’auto?

No, non è il nostro genere di approccio poiché non è mirato ai giusti obiettivi. Miriamo ad esempio a introdurre limitazioni come l’aumento delle tariffe dei posteggi per causare un cambiamento nelle abitudini. In generale, si può dire che all’inizio questi cambiamenti fondamentali suscitano sempre veementi proteste ma le persone poi si abituano in fretta. Lo dimostrano le scienze comportamentali. Anche quando è stato introdotto l’obbligo di allacciare le cinture di sicurezza in auto, le persone hanno issato le barricate. Poi gradualmente ci siamo resi conto che la nuova normalità era anche sensata. Spetta però alla scienza definire quali siano le modifiche mirate dei comportamenti necessarie a regolare il traffico turistico.

Parliamo di equipaggiamento da sci e da snowboard. Cosa possiamo fare per renderlo più sostenibile?

Possiamo sempre fare affidamento sulla regola delle 5 R. Refuse: non comprare niente di nuovo a meno di non averne davvero bisogno. Reduce: comprare meno in generale. Reuse: riutilizzare le cose e condividerle con gli altri. Recycle: rendere le cose riutilizzabili. Rot: far sì che i prodotti possano tornare alla terra. Concretamente, per gli sport invernali significa che la cosa più sostenibile da fare è non comprare nulla di nuovo. Sci e snowboard possono essere utilizzati fin quando è possibile affilarli o fin quando il rivestimento cede. È possibile inoltre noleggiare l‘equipaggiamento, comprarlo usato o sfruttare vestiti multifunzionali. Una buona cura aumenta la durata di vita dell‘equipaggiamento.

Molte stazioni sciistiche dichiarano di essere sostenibili. Come consumatori, come possiamo capire quanto sia vero?

Noi di Protect Our Winters non stiliamo classifiche perché non avrebbe senso. Esistono i marchi di sostenibilità ma occorre prestare attenzione a come funzionano. Molte stazioni sciistiche elencano online le misure di sostenibilità che attuano. È quindi possibile ad esempio verificare come viene prodotta l‘elettricità. Al giorno d’oggi, quasi tutte le stazioni sciistiche fanno affidamento sull’energia rinnovabile: Arosa sfrutta l’energia idrica, Andermatt riscalda in modo climaticamente neutrale grazie al legno. Per quanto riguarda invece la gastronomia, c’è ancora ampio margine di miglioramento quasi ovunque: perché il menu standard è sempre a base di carne? Anche in questo settore dovremmo cambiare completamente punto di vista senza naturalmente togliere alla gente la possibilità di mangiare carne.

Quanto pesa sul bilancio l’utilizzo dei cannoni da neve?

Dipende dalle condizioni ambientali. Molte stazioni sciistiche dispongono di tantissima acqua, altre invece ne hanno meno. L’Università di Basilea ha stimato però che entro la fine del secolo le stazioni sciistiche come Andermatt o Sedrun saranno costrette ad aumentare il loro consumo di acqua dell’80 per cento (arrivando a 540 milioni di litri invece dei 300 attuali) per garantire l’innevamento. Le regioni di montagna si riscaldano più velocemente. In Svizzera l’aumento delle temperature ammonta già a 2,8 grandi mentre la media globale è di soli 1,3 gradi.

Può quindi essere sensato preferire le stazioni sciistiche in altitudine che si trovano al di sopra del limite delle nevicate?

Probabilmente sarà la conseguenza logica. Questo potrebbe però portare a un problema di sovraffollamento in determinate stazioni sciistiche. E ciò a sua volta può porre il rischio che gli sport invernali diventino un lusso. Se sempre più gente si trova a condividere uno spazio ristretto, la domanda elevata porta a un’esplosione dei prezzi.

A cosa occorre ancora fare attenzione per essere sportivi invernali sostenibili?

Andate a votare a favore del clima. E quando sulle piste qualcosa non va, non esitate a chiedere: perché non c’è un’alternativa vegetariana sul menu?

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