L'Associazione di categoria ha scritto alla Seco proponendo un approccio in due fasi.
Nella lettera si propone un inizio di attività ridotto con il mantenimento delle regole a partire da questo lunedì. Dal 15 maggio partirebbe poi l'esercizio completo.
BERNA - L'Associazione svizzera dei campeggi (ASC) e altre organizzazioni del ramo vogliono che l'attività nel loro settore riprenda al più presto: un passo ritenuto essenziale per garantire la sopravvivenza di aziende alle prese con la sfida del coronavirus.
In una lettera inviata alla Segreteria di Stato dell'economia (Seco), di cui riferisce l'agenzia Awp, le organizzazioni propongono un approccio in due fasi: già lunedì dovrebbe essere dato il via libera a un inizio di attività, con il mantenimento delle regole di igiene, di distanza e comportamento definite dall'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Dal 15 maggio partirebbe poi l'esercizio completo, a patto che la fase 1 abbia funzionato e pure osservando misure d'igiene. Per tutelare la salute di ospiti e collaboratori si prevedono corsi di formazione, informazioni e controlli rigorosi.
L'ASC ricorda che ben pochi rami economici sono così stagionali: il 96% dei 3,5 milioni di pernottamenti nei camping avviene nel periodo aprile-ottobre. E i mesi di luglio e di agosto sono all'origine del 51% delle notti e del 70-80% dei ricavi. «Per molti campeggi è assolutamente essenziale poter aprire in quel periodo», scrivono le associazioni.
Rimanendo nel medesimo settore, pure i venditori specializzati di materiale da campeggio si sono rivolti alla Seco, lamentando una disparità di trattamento: loro possono aprire i negozi solo l'11 maggio, mentre i grandi magazzini - che vendono in parte gli stessi prodotti - possono già partire il 27 aprile: "per un settore così caratterizzato dalla stagionalità 14 giorni è un periodo lunghissimo", scrivono i venditori.