La tesi scientifica sull'origine del coronavirus è la più accreditata. Ma il 30% crede a una “fuga” da un laboratorio
È quanto emerge dal secondo sondaggio di Tamedia e 20 minuti sulla pandemia
ZURIGO - Il nuovo coronavirus? Secondo la comunità scientifica, proviene dal pipistrello. Anche se si sta ancora cercando un “ospite intermedio” animale che avrebbe permesso la trasmissione all'essere umano. Fatto sta, comunque, che il 62% degli svizzeri è convinta dell'origine animale della malattia, come si evince dai risultati del secondo sondaggio di Tamedia e 20 minuti sul coronavirus, a cui hanno di recente partecipato 26'145 persone.
La teoria del laboratorio - Ma attorno alla pandemia da coronavirus non mancano le più svariate teorie del complotto. La principale è quella secondo cui il virus sarebbe stato creato in laboratori finanziati dai governi per controllare le persone. Anzi, per il presidente americano Donald Trump, la malattia sarebbe partita da un laboratorio ben preciso: quello della città cinese di Wuhan. E la teoria del laboratorio a cui il virus sarebbe quindi sfuggito (volontariamente o no) attecchisce anche in Svizzera: ci crede, infatti, il 30% degli interpellati. Una percentuale, questa, che cala notevolmente con l'aumentare del grado d'istruzione. Quella del laboratorio è inoltre una tesi che piace molto agli elettori UDC (44%).
La colpa del 5G - Sul web e in particolare sui social media è anche diffusa una convinzione sul coronavirus che tira in ballo il 5G. C'è infatti chi pensa che la malattia possa essere stata causata volontariamente e trasmessa alla popolazione con la nuova tecnologia di telefonia mobile. Una teoria, questa, a cui crede il 3% degli intervistati.
Il ruolo degli allevamenti - Ma tornando alla tesi sulla provenienza animale del virus, per il 17% degli svizzeri lo scoppio della pandemia sarebbe stato favorito dagli allevamenti intensivi. Lo pensano in particolare gli elettori di PS (21%) e dei Verdi (27%).
Il confronto con l'influenza - Sin dal primo arrivo del virus in Europa e poi in Svizzera, in molti - soprattutto sui social media - hanno criticato l'allarmismo affermando che alla fin dei conti il Covid-19 «non è peggio di una normale influenza». E questo - sempre secondo i risultati del sondaggio - è quello che pensa il 13% della popolazione. Si tratta inoltre di un'opinione diffusa in particolare tra gli under 35 (19%). Nella fascia d'età più vulnerabile, quindi oltre i 65 anni, la percentuale scende invece al 9%.
Il sondaggio
Sono 26'145 le persone da tutta la Svizzera che il 14 maggio 2020 hanno preso parte al sondaggio di Tamedia e 20 minuti sul coronavirus. Un sondaggio condotto in collaborazione con la LeeWas GmbH. I dati sono stati ponderati sulla base di variabili demografiche, geografiche e politiche. Il margine d'errore è di 1,4 punti percentuali.