Gli aggiornamenti sulla situazione Coronavirus in Svizzera
Secondo la Task Force da Berna si noterebbe una leggera diminuzione dei contagi. Ma non sufficiente. E potrebbero essere necessarie nuove restrizioni
La curva dell'aumento dei contagi da coronavirus in Svizzera comincia a dare segni di appiattimento, fatto presumibilmente dovuto alle misure intraprese da Confederazione e Cantoni. La strada, però, è ancora lunga, hanno sottolineato oggi gli esperti in conferenza stampa a Berna.
Vicini ai picchi della prima ondata - A livello di ospedalizzazioni e decessi ci stiamo avvicinando ai picchi della prima ondata, ha sottolineato Stefan Kuster, responsabile per le malattie trasmissibili presso l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Se si guardano i dati sul lungo termine, la curva di crescita sembra però in un qualche modo appiattirsi, pur rimanendo su livelli troppo alti.
Primi effetti? - Non è sicuramente il caso di abbassare la guardia, ha sottolineato, ma potrebbero essere i primi effetti dalle misure prese dalla Confederazione e dai Cantoni. Conferme in questo senso si potranno però avere solo col tempo.
Romandia più colpita - A livello di casi, la regione più colpita in Svizzera continua ad essere la Romandia. Ciò, tuttavia, non si riflette per forza sulle ospedalizzazioni, che risultano più sparpagliate. Ad ogni modo, il trend generale è meno pessimista rispetto a solamente qualche giorno fa. Proprio ora è quindi importante tenere duro e continuare a rispettare le misure, ha concluso.
Gli ha fatto eco Martin Ackermann, presidente della task force scientifica Covid-19. I dati sembrano suggerire che la popolazione ha capito la situazione e sta rispettando le misure necessarie, ha detto. Le curve continuano a salire, ma questa salita sembra ora cominciare ad essere meno ripida.
Non basta ancora - Questa situazione deve però proseguire su un termine più lungo, ha aggiunto Ackermann. Secondo alcuni dati statistici, poi, si registra ancora una mobilità eccessiva nella popolazione, fatto che potrebbe compromettere i miglioramenti. "«Fate più telelavoro possibile», ha esortato, incitando a continuare la lotta contro il virus.
Invita alla prudenza anche Anne Lévy, direttrice dell'UFSP. C'è una certa stabilizzazione, fatto che però non deve far parlare di miglioramento e che ancora non si rispecchia nelle ospedalizzazioni, ha precisato.
Cure intense al limite - Lo spazio nelle cure intensive degli ospedali elvetici comincia ad esempio ad essere limitato. I letti a disposizione sono circa 1100 e al momento si registrano 440 pazienti Covid e altri 400. Insomma, lo spazio inizia a farsi stretto e se non si continua a fare di tutto per fermare il virus la situazione potrebbe diventare critica, ha detto, invitando ad installare l'app SwissCovid.
Gli esperti - fra i quali Thomas Steffen, rappresentante dell'Associazione dei medici cantonali della Svizzera - sono poi tornati a ricordare l'importanza di fare attenzione nelle situazioni più informali: spesso si rispettano ad esempio alla lettera le disposizioni durante le ore di lavoro, per poi dimenticarsele durante la pausa pranzo. Un atteggiamento pericoloso che rischia di far aumentare i contagi.
Segui la conferenza stampa dalle 14 in diretta:
Previsioni?
«Se l'aumento continua in questo modo, il 10 novembre saremo al limite delle nostre capacità», afferma Ackermann.
La conferenza stampa si è conclusa con questa domanda.
C'è una mutazione nel virus contratto dai visoni?
Kuster: «Conosciamo la situazione in Danimarca e la stiamo osservando. Il virus è in continua mutazione. È ancora troppo presto per poter trarre conclusioni».
Quanto è efficace la quarantena per chi rientra da paesi a rischio?
Nathalie Christen della SRF afferma che solo l'1% delle persone in quarantena dopo il rientro da paesi a rischio abbia poi effettivamente contratto il virus.
«Non posso confermare questo numero - spiega Lévy -. L'UFSP presume ancora che la quarantena per questi soggetti sia efficace».
Il blocco da una prospettiva economica: sì o no?
«Ci sono quattro opinioni ogni tre economisti», afferma Schärli. «È difficile valutare cosa nuoce di più all'economia. Prova a farlo quotidianamente il Consiglio federale. Attualmente non esiste né un giusto né uno sbagliato».
Esiste un piano B qualora venisse colpito il personale delle terapie intensive?
Steffen: «Ci sono le cosiddette strade operative. Abbiamo un certo margine di manovra».
Chi contattare per un test veloce?
Steffen: «È adatto a categorie non a rischio. Il suggerimento è di informarsi presso i test center dei rispettivi cantoni».
Chi contattare per un test veloce?
Steffen: «È adatto a categorie non a rischio. Il suggerimento è di informarsi presso i test center dei rispettivi cantoni».
Solo un terzo della popolazione vuole essere vaccinato: questo cosa fa pensare?
«Porteremo sul mercato una vaccinazione solo se questa sarà sicura ed efficace», afferma Lévy.
Stiamo trascurando gli effetti psicologici?
Lévy: «È uno dei nostri obiettivi principali. Al momento non stiamo assistendo ad alcun aumento dei ricoveri nelle strutture di salute mentale. Stiamo monitorando attentamente la situazione».
Dobbiamo aspettarci che chiudano i ristoranti in tutta la Svizzera?
«Monitoriamo la situazione ogni ora. Al momento spetta ancora ai Cantoni prendere provvedimenti. Non si può escludere che il governo federale intervenga».
Sulla disponibilità di letti
«I letti liberi vengono comunicati dagli ospedali. Il problema è la crescita esponenziale, che avanza rapidamente fino a quando il sistema non collassa», spiega Lévy. «Inoltre, i pazienti Covid rimangono più a lungo nelle unità di terapia intensiva».
La situazione è sotto controllo o no?
«Al momento non abbiamo indicazioni che confermino un'inversione di tendenza», afferma Ackermann. «Siamo in una fase di incertezza», aggiunge Kuster. «Non sappiamo se le misure stanno funzionando, ma nemmeno se stanno fallendo».
È il momento delle domande:
In cerca di lavoro
Schärli parla dell'enorme aumento delle persone in cerca di lavoro: «Sono 50.000».
20 milioni di franchi al giorno
Interviene Oliver Schärli «L'assicurazione contro la disoccupazione cerca di attutire le conseguenze economiche della crisi». «8,3 miliardi sono già confluiti nel lavoro ridotto. Attualmente sono 20 milioni di franchi al giorno».
Unità di terapia intensiva
«Il sistema svizzero ha risposto bene all'aumento di ricoveri», afferma Steffen in merito alle unità di terapia intensiva. «Tuttavia - sostiene - un sovraccarico sarebbe estremamente pericoloso».
«Ci sono asintomatici che vagano indisturbati. È proprio in questi casi che i test rapidi aiutano», è convinto Steffen.
Test rapidi
Steffen chiede una migliore tracciabilità dei contatti. Per quanto riguarda i test rapidi afferma fiducioso: «Hanno un potenziale importante».
«Dimentichiamo tutte le misure precauzionali durante la pausa pranzo»
«I contatti in privato e nel tempo libero sono quelli in cui ci si può infettare con più facilità«. Un classico esempio: al lavoro ci si sforza di stare attenti, ma durante la pausa pranzo si buttano all'aria tutte le misure precauzionali. «È un peccato», sottolinea Steffen.
Ulteriori misure?
«Se non vi sono visibili miglioramenti, potrebbero essere necessarie ulteriori misure drastiche», afferma Steffen.
«Stiamo componendo il puzzle»
«Dobbiamo attenerci alle misure e non mollare», prosegue Steffen. Ma cosa significa concretamente? «Forse l'aumento delle infezioni sta iniziando a rallentare. Non sappiamo se sia abbastanza, ma sospettiamo che non lo sia», dice Steffen. «Stiamo ancora componendo il puzzle».
«Siamo nel mezzo della giungla»
Interviene Thomas Steffen, medico cantonale di Basilea Città, membro del consiglio di amministrazione dell'Associazione dei medici cantonali. «Siamo nel pieno della seconda ondata, quindi è difficile mantenere il controllo». In confronto, la prima ondata era nuova, ma gestibile. «È stata un'escursione in montagna, ora siamo nel mezzo della giungla».
In arrivo a Ginevra
Controlli per l'appoggio dell'esercito sono già stati effettuati nel canton Ginevra. «L'esercito arriverà presto», spiega Lévy.
Esercito in azione?
Lévy fornisce informazioni aggiornate sull'impiego dell'esercito. A tal fine è stata introdotta una squadra ad hoc: «Vogliamo assicurarci che l'appoggio dei soldati sia concretamente sfruttato».
L'appoggio della Rega
«La Rega coordinerà i trasferimenti. Ieri ce ne sono stati nove tra diversi ospedali», informa Lévy.
Restano pochi posti
Ci sono attualmente 440 pazienti Covid in unità di terapia intensiva, più altri 400 nella stessa situazione, ma per altre malattie. «Siamo quasi al limite, ci resta un quarto dei posti disponibili», spiega Lévy.
L'appello di Ackermann
«Misure più forti aiutano a ridurre la mortalità. Ciò che sta indebolendo l'economia è il virus, non le misure», conclude
La task force chiede:
- I test e la tracciabilità devono essere mantenuti. Per fare ciò, sono necessari più verifiche
- È necessaria una "comunicazione più celere"
- Evita i contatti, indossa la mascherina, mantieni le distanze, arieggia regolarmente
- La chiusura di ristoranti e bar, come fatto alcuni cantoni, potrebbe contribuire a ridurre il valore R.
«Nessuna prova che le misure siano sufficienti»
«Anche nel Vallese, che è stato parzialmente bloccato dal 21 ottobre, il numero di casi è ancora in aumento», afferma Ackermann. «La task force non ha prove che le misure siano sufficienti».
Il valore R
«Si registra un rallentamento nell'aumento delle persone nelle unità di terapia intensiva», spiega Ackermann. Quindi fa riferimento al "valore R" (il tasso di replicazione del virus). «Per controllare la pandemia, questo numero deve scendere al di sotto di 1, e per molto tempo. Questo è l'unico modo per tenere il virus sotto controllo».
«Primi segnali»
È il turno di Ackermann: «Ci sono i primi segnali che dimostrano che la popolazione sta attuando le misure federali».
«La situazione rimane critica»
«La tendenza non è più così critica come lo era pochi giorni fa», afferma Kuster, ma aggiunge: «La situazione rimane critica».
Distribuzione per età
In genere, i ricoveri colpiscono le persone sopra i 50 anni, afferma Kuster. Poi, in riferimento alla situazione internazionale aggiunge: «Tutti i paesi intorno a noi hanno un'incidenza notevolmente inferiore».
Kuster è tutt'altro che convinto riguardo a un'inversione di tendenza già evidente. Soprattutto nella Svizzera occidentale, vi sono ancora troppi casi. «Ma in altre zone si sta effettivamente assistendo a leggero appiattimento della curva».
«I numeri si trasformano in persone morte»
«I numeri sono ancora preoccupanti: i positivi diventano ricoverati e possono trasformarsi in nuovi decessi. Anche il tasso di riproduzione del virus è ancora troppo alto».
Inizia la conferenza stampa
Prende la parola Stefan Kuster: «Oggi segnaliamo 9409 nuovi casi». Ci sono 231 nuovi ricoveri, più 70 decessi. «In termini di ricoveri, siamo allo stesso livello della prima ondata», afferma.