Il suggerimento dell'economista sanitario Willy Oggier ha suscitato diverse critiche.
Dal mondo dell'etica medica, ma non solo, in molti si sono schierati a favore di una sanità senza discriminazioni.
ZURIGO - Chi viola intenzionalmente le regole d'igiene e distanza dovrebbe perdere il diritto a un posto nel reparto di terapia intensiva, nel caso fossero carenti. L'economista sanitario Willy Oggier ha sollevato un polverone con queste dichiarazioni rilasciate "Tages-Anzeiger". Riuscendo pure a dividere gli scettici del Coronavirus.
Il cabarettista Andreas Thiel, contattato da 20 Minuten, si è espresso in questi termini: «Non credo alla proposta. Personalmente, tuttavia, acconsentirei a rinunciare al trattamento intensivo perché non sono un paziente a rischio».
Tutti i pazienti sono uguali - L'etica medica ha una posizione chiara su questo argomento. «Quando ho letto l'intervista del signor Oggier questa mattina, sono rimasto molto sorpreso», afferma Nikola Biller-Andorno, direttore dell'Istituto di etica biomedica e di storia medica all'Università di Zurigo: «È un'eresia proporre cure sanitarie peggiori per chi ha un comportamento o un atteggiamento immorale». Per la professione medica e la legge, d'altronde, tutti i pazienti devono essere trattati allo stesso modo, indipendentemente dalla posizione sociale e da questioni etiche o morali.
«Solo criteri sanitari» - Anche l'Accademia svizzera delle scienze mediche (ASSM) rifiuta di sostenere l'approccio di Oggier: «Il triage dovrebbe essere basato solo su criteri sanitari e non su criteri ideologici, religiosi o politici», afferma Thomas Gruberski, capo del dipartimento di etica.
«Primo soccorso per tutti» - Ruth Baumann-Hölzle, della Fondazione per il dialogo etico, afferma: «In Svizzera, il primo soccorso deve essere fornito a tutti, indipendentemente dal comportamento o dalla copertura assicurativa. La salute non è solo un bene privato, ma anche pubblico, e questa è una questione di dignità umana. Altrimenti non si dovrebbe più gli automobilisti dopo un incidente d'auto e non si curerebbe più il cancro ai polmoni di un fumatore. Per questo motivo tutti i detenuti in Svizzera hanno diritto a cure mediche e sostegno», sottolinea.
Una tematica "vintage" - Il fatto che l'etica medica si occupi di tali questioni non è una novità. «Se ne parlava già negli anni '60», spiega Biller-Andorno. A quel tempo, i comitati discussero su chi avrebbe dovuto trarre vantaggio dai nuovi tipi di macchine per la dialisi. Pure quando si parla di trapianti di organi ci si interroga su chi soccorrere per primo. «Anche in questo caso le risorse sono limitate. Da un punto di vista etico medico, un cuore dovrebbe essere dato a coloro che ne hanno più bisogno e che ne trarranno maggiori benefici. La discriminazione sulla base di criteri sociali non è un'opzione».