Il Canton Berna chiede al Governo una proroga fino alle 21.00 per i ristoranti e di permettere l'apertura domenicale.
Argovia da parte sua sostiene le proposte. Molto più polemici invece gli esecutivi romandi che criticano apertamente le scelte del Consiglio federale: «Non possiamo accettarle. Siamo gli unici ad aver assunto le nostre responsabilità».
BERNA - Le decisioni prese ieri dal Consiglio federale non sono piaciute a tutti. Anzi. E se ci sono cantoni come Argovia che le sostengono, altri come Basilea Campagna le ripudiano definendole una «grave minaccia» per la cooperazione confederale. In Vallese si parla di annuncio «scandaloso», mentre tutti i cantoni romandi promettono battaglia e intendono attuare «una strategia comune» per mettersi di traverso alla Berna federale.
«Uniformare è ok, ma con misure più blande» - Il Consiglio di Stato bernese accoglie con favore la volontà del Consiglio federale di uniformare a livello nazionale le misure di contenimento dell'epidemia di coronavirus. Tuttavia considera alcune disposizioni troppo severe. Il governo bernese auspica ad esempio che i ristoranti non debbano già chiudere alle 19.00 il sabato, ma soltanto alle 21.00. Essi dovrebbero inoltre poter tenere aperto di domenica, si legge in un comunicato diramato oggi. Il numero dei partecipanti a eventi privati non dovrebbe essere limitato a cinque ma a dieci persone come finora. Il Consiglio di Stato bernese è pure contrario a un divieto di qualsiasi attività culturale.
Argovia appoggia il Governo - Il Canton Argovia, da parte sua, sostiene le proposte del Consiglio federale per l'inasprimento delle misure di lotta contro l'epidemia di coronavirus. Il Consiglio di Stato accoglie con particolare favore il fatto che le nuove disposizioni dovrebbero valere su tutto il territorio nazionale. Le proposte vanno nella direzione prevista dal Cantone per le prossime settimane, scrive la Cancelleria di Stato in un comunicato odierno. Il governo argoviese parte dal presupposto che il Consiglio federale prenderà le relative decisioni venerdì. In seguito l'esecutivo cantonale valuterà se servono ulteriori interventi.
Liestal sospende le misure cantonali - Tutt'altro che soddisfatto anche Basilea Campagna che ha deciso di sospendere l'applicazione di nuove misure di protezione contro il coronavirus dopo l'annuncio del Consiglio federale. Le misure previste dal Consiglio di Stato erano la chiusura dei ristoranti alle 21.00, l'interruzione di attività ricreative e sportive e la riduzione del numero massimo di persone per evento a 15. L'esecutivo cantonale le aveva annunciate ieri pomeriggio. Poche ore dopo però il Consiglio federale ha proposto ai Cantoni provvedimenti più restrittivi. Un approccio che per Liestal «rappresenta una grave minaccia per la cooperazione confederale». Il Consiglio di Stato ha quindi deciso di sospendere l'applicazione delle misure annunciate «per evitare che decisioni contrastanti della Confederazione e dei Cantoni destabilizzino la popolazione».
Romandia furibonda - I governi di cinque cantoni romandi - Friburgo, Vaud, Neuchâtel, Vallese e Giura - «non possono accettare» che il Consiglio federale voglia imporre misure così restrittive a cantoni che «hanno assunto le proprie responsabilità. Esso sono «in disaccordo sull'ampiezza del nuovo dispositivo» e «deplorano la maniera con cui esso è stato preparato».
Giura irritato - Il governo giurassiano non ha nascosto oggi la sua irritazione dopo l'annuncio di ieri sera del Consiglio federale. «Gli annunci del Consiglio federale hanno sorpreso e irritato tutti i governi cantonali della Svizzera romanda, ve lo posso assicurare», ha precisato durante le domande in Parlamento, sottolineando che i cantoni romandi «sono stati in contatto quasi tutta la notte per definire una strategia comune».
Dura reazione neocastellana - Altrettanto polemica è stata la reazione del Consiglio di Stato neocastellano che deplora l'intervento del Consiglio federale proprio nel momento in cui il Cantone si appresta a riaprire i propri esercizi pubblici. «Questa misura nuoce alla credibilità delle istituzioni», avverte il ministro neocastellano della sanità Laurent Kurth. «Essere informato in 25 minuti martedì sera prima ancora che fossero avvertiti i Cantoni costituisce una prima», ha sostenuto riferendosi alla consultazione lanciata dal Consiglio federale per mercoledì alle 18.00 e alla chiusura anticipata degli esercizi pubblici. «Abbiamo l'impressione di essere gli zimbelli della compagnia», ha dichiarato oggi a Neuchâtel Alain Ribaux, responsabile della sicurezza e della cultura. A suo avviso i cantoni romandi si opporranno a una nuova chiusura. Kurth ha ricordato che quando un mese fa è stato chiesto al Consiglio federale di prendere le redini esso l'ha categoricamente escluso, mentre ora che i Cantoni si sono assunti le proprie responsabilità interviene.
«Annuncio disordinato e scandaloso» - Sulla stessa lunghezza del Governo neocastellano, troviamo quello vallesano. Christophe Darbellay (PPD) parla infatti di «incoerenza» nelle parole espresse ieri dal Consiglio federale, mentre il consigliere nazionale Philippe Nantermod (PLR) lo definisce un annuncio «disordinato e scandaloso». «Sarà il Consiglio di Stato vallesano nel suo insieme a rispondere alla consultazione e alle proposte del Consiglio federale», ha dichiarato Darbellay al "Nouvelliste". Ma a titolo personale il democristiano afferma di essere rimasto sorpreso per la presa di posizione «così radicale» da parte di Berna.