Gli esperti della Confederazione hanno fatto il punto sull'andamento della pandemia e sui vaccini.
Sotto la lente anche le temute mutazioni. Mathys: «Attualmente in Svizzera ci sono cinque casi della variante britannica e due di quella sudafricana». Ackermann: «L'obiettivo è testare sempre di più, soprattutto nelle zone in cui sono già state rilevate».
BERNA - La distribuzione dei vaccini. La tanto temuta variante britannica. Le discusse stime del tasso di riproduzione del virus. E i numeri relativi a contagi, ospedalizzati e decessi che non accennano a diminuire. Gli esperti della Confederazione - nella consueta conferenza stampa da Berna - fanno il punto sull'andamento della pandemia nel nostro Paese anche in vista di un Capodanno che si preannuncia già sin d'ora blindato.
Il primo a prendere la parola è il capo della Sezione gestione delle crisi dell'Ufsp Patrick Mathys che si è espresso sulla situazione epidemiologica nel nostro Paese. «Durante le festività i numeri sono diminuiti come previsto. Ma non possiamo ancora essere ottimisti in quanto essi restano ancora troppo alti», sottolinea Mathys, rivelando le cifre odierne: 4'197 infezioni, 220 ricoveri e 131 decessi.
Cinque casi della variante britannica - Il capo della Sezione gestione delle crisi ha poi aggiornato le cifre riguardo alle nuove varianti del virus: «Attualmente in Svizzera abbiamo rilevato cinque casi della variante britannica e due di quella sudafricana. Al momento non ci sono prove che queste mutazioni siano diffuse nel nostro Paese, ma ovviamente supponiamo che ci siano ulteriori infezioni di cui ancora non siamo a conoscenza». Mathys ha poi precisato l'importanza di muoversi subito per contrastare la diffusione di queste due varianti. «Dobbiamo reagire ora che i numeri sono bassi. L'obiettivo è rallentare la diffusione e prendere tempo».
Un Capodanno diverso - Mathys ha in seguito parlato dei festeggiamenti per Capodanno. «A Natale ho visto soluzioni commoventi per festeggiare comunque ma rispettando le misure in vigore per lottare contro il coronavirus. Lo stesso andrà fatto per Capodanno. Sarà possibile festeggiare ma a distanza e senza baci e abbracci».
«Dati non chiari» - Anche la vicepresidente dell'Associazione dei medici cantonali, Linda Nartey si è espressa sulla situazione epidemiologica. «I dati attuali non dipingono un quadro chiaro della situazione poiché durante le festività sono stati effettuati meno test». La dottoressa però si è detta preoccupata delle nuove varianti e della loro maggior infettività e ha nuovamente ricordato alla popolazione quanto sia importante sottoporsi a un tampone appena appaiono i primi sintomi.
Settimi per morti - Martin Ackermann, capo della task force nazionale Covid-19, parla invece della mortalità: «In media un'ottantina di persone muoiono ogni giorno in Svizzera per complicazioni legate al coronavirus. Considerata la nostra popolazione, siamo al settimo posto al mondo», rileva l'esperto. «È essenziale - ha insistito - continuare ad applicare le misure di protezione abituali». Ovvero limitare i contatti, rispettare la cosiddetta distanza sociale e lavarsi le mani. I vaccini sono per Ackermann motivo di speranza ma prima il Paese deve uscire dalla «zona a rischio» e creare un margine di sicurezza nel caso in cui i fattori si aggravino.
«Effettuare più test» - Per questo uno dei principali obiettivi della task force è quello di ridurre il più possibile la diffusione della variante inglese che essendo maggiormente contagiosa, potrebbe far aumentare le infezioni. In Gran Bretagna dove la variante è già bene presente, i ricoveri in ospedale sono infatti raddoppiati nel giro di una settimana. Per questo per Ackermann sarà fondamentale impedire la diffusione incontrollata della mutazione: «L’obiettivo generale della task force resta quello di dimezzare il numero dei casi ogni due settimane». Per fare questo fondamentale sarà «testare ancora di più, soprattutto nelle zone in cui sono già state rilevate le mutazioni». Altrettanto importante sarà «intensificare il tracciamento a ritroso» e «sequenziare il maggior numero possibile di campioni per rilevare la nuova variante».
Esercito sempre impegnato - L'ultimo a prendere la parola è il brigadiere Raynald Droz che ha fatto il punto sul dispiegamento dell'esercito. «Abbiamo completato 24 interventi. Attualmente 140 militi sono ancora attivi negli ospedali, per lo più come volontari. Durante questa seconda ondata abbiamo previsto circa 25'000 giornate lavorative a sostegno dei nosocomi svizzeri». La disponibilità, precisa Droz, è garantita almeno fino al 31 marzo. «Stiamo seguendo il numero delle infezioni molto da vicino. I prossimi mesi saranno ancora difficili». L'esercito ha pure ricevuto il compito di consegnare le dosi dei vaccini.
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