È l'opinione della Commissione nazionale d'etica per la medicina
Le «disparità di trattamento che favorirebbero le persone vaccinate potrebbero essere giustificate solo se la vaccinazione proteggesse pure contro la trasmissione del virus e se tutti vi avessero accesso».
BERNA - La Commissione nazionale d'etica per la medicina (CNE) è contraria a un obbligo generale della vaccinazione anticoronavirus. A suo avviso, ciò interferirebbe «in maniera sproporzionata con i diritti fondamentali», si legge in una nota odierna.
Inoltre, la CNE si oppone pure a un obbligo di vaccinazione per certi gruppi della popolazione, in particolare il personale sanitario. Al momento attuale, il solo effetto provato della somministrazione del vaccino è la protezione individuale delle persone interessate, fa valere la commissione.
Secondo la CNE, il fatto di prescrivere una tale autoprotezione per gruppi di persone specifiche sarebbe «paternalista e ingiustificato». Anche se fosse dimostrato che il vaccino protegga contro la trasmissione del virus, i vantaggi della vaccinazione obbligatoria di taluni gruppi dovrebbe essere «accuratamente soppesata rispetto agli svantaggi associati». Metodi più morbidi e efficaci devono essere privilegiati prima di introdurre una vaccinazione obbligatoria.
«Disparità di trattamento» - Secondo la Commissione nazionale d'etica, le presumibili «disparità di trattamento che favorirebbero le persone vaccinate potrebbero essere giustificate solo se la vaccinazione proteggesse pure contro la trasmissione del virus e se tutte le persone desiderose di farsi vaccinare vi avessero accesso». La CNE raccomanda inoltre di risolvere esplicitamente le questioni sollevate dal certificato di vaccinazione al fine di rafforzarne la legittimità democratica nonché di garantire la certezza giuridica.
La Commissione d'etica non esclude che, a determinate condizioni, un certificato di vaccinazione possa essere richiesto per talune attività. Tuttavia, «è imperativo vigilare affinché vengano preservati i diritti fondamentali di tutte e di tutti, ridotti al minimo le eventuali disparità di trattamento e soddisfatti i bisogni fondamentali di ogni persona».
La CNE distingue due situazioni: fintanto che non si saprà se le persone vaccinate continuano a trasmettere il virus, l'accento deve essere posto sulla protezione individuale, in primis delle persone a rischio, poi di tutte quelle che vogliono farsi vaccinare.
«Adattarsi ai diversi tipi di pubblico» - La CNE esige inoltre che la comunicazione ufficiale volta ad incoraggiare la popolazione a farsi vaccinare sia adattata ai diversi tipi di pubblico ai quali si rivolge. Deve fondarsi su argomenti scientifici, affinché i cittadini possano prendere una decisione che tenga conto delle incertezze esistenti.
Infine, la CNE chiede un maggiore coinvolgimento della Svizzera in favore dell'accesso ai vaccini per i Paesi più poveri. Dovrebbe in particolare partecipare più attivamente nell'ambito dell'iniziativa Covax, un dispositivo guidato dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e volto a garantire un accesso equo ai vaccini contro il coronavirus.