La strategia presentata oggi dal Consiglio federale ha scatenato diverse reazioni, delusa GastroSuisse
Più positivo invece il settore della vita notturna. I partiti politici sono spaccati, tra diffidenza e soddisfazione
BERNA - Oggi il Consigliere federale Alain Berset ha presentato la strategia elvetica per le riaperture, in ciò che è stato definito un modello a tre fasi.
In primis la fase di protezione, che durerà finché non saranno vaccinate completamente tutte le persone a rischio. Poi quella di stabilizzazione, in cui l'accesso alla vaccinazione sarà disponibile per l’intera popolazione adulta, e infine la fase di normalizzazione, che inizierà quando saranno state vaccinate completamente tutte le persone adulte che lo desiderano.
In ogni caso, nessuna apertura avrà luogo prima del 26 maggio. In seguito all'annuncio della strategia, in molti hanno reagito, e in modo differente, alla scelta del Consiglio federale.
«Prospettive tristi»
Per l'industria della ristorazione, già in difficoltà, il fatto che all'interno si rimarrà chiusi almeno fino alla fine di maggio, se non oltre, significa un ulteriore danno economico e sulla psiche delle persone. Lo ha sottolineato GastroSuisse in un comunicato stampa, parlando di una decisione «incomprensibile» e di prospettive «estremamente tristi».
Con l'attuale situazione del sistema sanitario, infatti, «un blocco dell'industria non può essere giustificato» ha dichiarato Casimir Platzer, Presidente di GastroSuisse, parlando di «forte delusione».
«La notizia più bella degli ultimi cinque mesi»
Toni completamente diversi arrivano dagli esponenti della vita notturna, e in particolare da Alexander Bücheli, membro dell'associazione dei Bar e dei Club di Zurigo (SBCK): «Per noi, questa è la migliore notizia degli ultimi cinque mesi. Il modello a tre fasi ci mostra finalmente una prospettiva e indica che c'è un futuro per la vita notturna».
La strategia è quindi apprezzata, e c'è anche curiosità per vedere se arriveranno presto ulteriori informazioni sugli eventi, magari con il certificato unico. «Noi siamo pronti» ha detto Bücheli.
«Nessuna normalità per chi è vaccinato?»
Dal lato dei partiti, l'UDC si è dichiarata scettica, e critica in particolare il fatto che non sia permesso un più rapido ritorno alla normalità per coloro che sono stati vaccinati, che sono risultati negativi, o che sono guariti.
In questo modo, secondo il partito, non c'è alcun incentivo a farsi vaccinare o testare, ed è proprio il Consiglio federale a lamentarsi della presunta mancanza di «volontà» di farsi somministrare il vaccino, tra la popolazione. «Invece di mostrare una vera via d'uscita dalla pandemia, il Consiglio federale preferisce trovare nuove ragioni per mantenere le chiusure», ha scritto l'UDC in un comunicato stampa.
«Un graduale ritorno alle libertà fondamentali»
Dal canto suo, il PLR ha approvato il modello a tre fasi: «ci permette di tornare gradualmente alle libertà fondamentali». Tuttavia, ciò che infastidisce il partito è l'estrema lentezza con cui procede la campagna di vaccinazione, il cui successo è una prerogativa per l'attuazione del piano del Consiglio federale. Dello stesso avviso anche i Verdi liberali.
Per i Verdi, invece, ci si sta muovendo troppo in fretta. Il partito ha accolto con favore il fatto che il Consiglio federale abbia «finalmente» sviluppato degli scenari che dipendono dal progresso della vaccinazione. «Tuttavia, il ritmo e il rischio sono alti», ha dichiarato il presidente Balthasar Glättli.
Infine, anche dal mondo scientifico sono arrivate delle critiche. Il neuroscienziato Dominique de Quervain, che ha recentemente lasciato la task force, ha twittato: «Visti i calcoli realizzati della task force per quanto riguarda i ricoveri e i decessi, è davvero cinico chiamare la fase attuale una fase "di protezione"».