Per la SECO la sospensione non garantirà un accesso «equo e rapido» a vaccini e ad altre tecnologie contro la pandemia.
Da parte sua Guy Parmelin difende i brevetti: «Sono necessari e permettono l'innovazione». Gli fa eco l'ambasciatore svizzero presso l'OMC: «Le aziende farmaceutiche non dovrebbero essere scoraggiate a investire nella ricerca».
BERNA - Per la Svizzera sospendere la proprietà intellettuale sui vaccini non è la soluzione giusta. Tuttavia, in seguito all'apertura sul tema da parte degli Stati Uniti, la Confederazione valuterà «la nuova posizione» di Washington. Aumenta infatti la pressione all'interno dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC).
Nessuna garanzia - In una dichiarazione trasmessa all'agenzia Keystone-ATS, la Segreteria di Stato dell'economia (SECO) ritiene «significativo» l'annuncio di ieri della rappresentante Usa per il commercio Katherine Tai, la quale ha reso noto che gli Stati Uniti sono a favore della revoca delle protezioni della proprietà intellettuale per i vaccini anti-Covid, per accelerare la produzione e la distribuzione delle dosi nel mondo. Per la SECO, tuttavia, questa sospensione temporanea non garantirà un accesso «equo, economico e rapido» ai vaccini e ad altre tecnologie contro la pandemia. Per la Confederazione non esiste infatti una soluzione semplice, poiché ci sono numerosi elementi da considerare.
Brevetti necessari per l'innovazione - Il presidente della Confederazione Guy Parmelin, intervistato oggi alla SRF, ha difeso le protezioni sui brevetti. Secondo il capo del Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (DEFR), ciò è «necessario» per l'innovazione. Didier Chambovey, ambasciatore elvetico presso l'OMC, ha dal canto suo ribadito a più riprese che le aziende farmaceutiche non dovrebbero essere dissuase o scoraggiate dall'investire nell'innovazione e nella ricerca di nuovi farmaci. La decisione potrebbe anche portare a problemi in future pandemie, ha avvisato invece Felix Addor, sostituto direttore dell'Istituto Federale della Proprietà Intellettuale (IPI). È infatti da chiedersi quale possa essere il contributo di alcuni attori in gioco se poi le regole vengono sospese in corsa.
Berna criticata - La Svizzera - che sulla questione ha ricevuto critiche a livello nazionale e internazionale - si è tuttavia detta «pronta» a continuare le discussioni avviate all'interno dell'OMC. La Confederazione si è poi difesa ricordando il sostegno di Berna a diverse iniziative volte ad aumentare le capacità di produzione dei vaccini e una loro equa distribuzione. Citando il programma Covax e i milioni di franchi - in totale 700 - destinati a varie iniziative internazionali (fra le quali, con 300 milioni, l'"Access to COVID-19 Tools Accelerator") per frenare la pandemia, le autorità elvetiche hanno segnalato diversi problemi riscontrati a livello globale che vanno dalla fornitura di dosi all'attuazione delle campagne di vaccinazione nei vari Paesi.
Contrarie (ovviamente) le case farmaceutiche - La tematica della rimozione dei brevetti sta incontrando consensi crescenti tra i leader politici, ma non piace per nulla alle aziende che sarebbero interessate dal provvedimento. L'amministratore delegato di Pfizer ha espresso tutta la sua contrarietà dicendosi «per nulla» favorevole a questa idea. Da BioNTech, il laboratorio tedesco che ha elaborato il vaccino insieme al colosso statunitense, hanno invece spiegato che non sono i brevetti «il fattore limitante della produzione e dell'approvvigionamento del nostro vaccino». Tra i contrari troviamo anche la Germania, una delle poche voci fuori dal coro della politica europea. «La protezione della proprietà intellettuale - precisa la Cancelliera Angela Merkel - è una fonte d'innovazione e deve rimanere tale anche in futuro».