Parla il CEO Dieter Vranckx dopo che di recente la compagnia ha deciso l'introduzione della misura
ZURIGO - L'obbligo di vaccinazione imposto da Swiss al suo personale di volo - prima compagnia aerea europea a imporlo - raccoglie il sostegno del personale: lo afferma il presidente della direzione Dieter Vranckx, che parla di un 85% di approvazione e che non si esprime invece ancora concretamente sulla sorte che verrà riservata ai dipendenti che rifiuteranno di seguire le indicazioni dei vertici aziendali.
«Se contiamo assistenti di volo e piloti insieme, stimiamo che la percentuale dei vaccinati presso Swiss sia più o meno quella della popolazione svizzera in generale, il 50%» spiega il dirigente in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung. «Ma se non si conosce precisamente il dato non si può pianificare» aggiunge.
«Se ci mancano i membri d'equipaggio dobbiamo in ultima analisi cancellare i voli. Nei nostri collegamenti con Hong Kong avremmo già il problema fra due o tre settimane. Cancellare i voli non è l'ideale, soprattutto dal punto di vista del cliente. Inoltre, perderemmo dei ricavi, cosa che non possiamo permetterci, soprattutto di questi tempi» sottolinea il 48enne che dal primo gennaio è alla guida del vettore aereo.
Al momento Swiss pianifica la sua attività con il personale tenendo conto delle persone che hanno partecipato a un sondaggio volontario sulla vaccinazione. Questo può portare, secondo Vranckx, a quella che lo stesso Ceo chiama «discriminazione al contrario». «Gli equipaggi vaccinati vengo impiegati su voli verso destinazioni attualmente piuttosto impegnative come Shanghai o Hong Kong: impegnative perché gli equipaggi non possono lasciare le loro stanze d'albergo, per esempio. Poi ci sono i colleghi non vaccinati che vengono schierati a Miami e in altre destinazioni attraenti. Questo ha comprensibilmente portato a malumori, in quanto coloro che si sono segnalati come vaccinati hanno dovuto essere impiegati principalmente sui voli più sgradevoli verso l'Asia. In tal modo abbiamo una discriminazione del personale vaccinato».
Da qui la decisione di pretendere che tutti passino per la puntura, che secondo la dirigenza ha trovato sostegno fra i ranghi degli interessati. «Un buon indicatore a nostro avviso è la reazione sulla nostra piattaforma di comunicazione interna: abbiamo ricevuto l'85% di approvazione e il 15% di rifiuto al nostro articolo sulla vaccinazione obbligatoria. Questo significa che la decisione è sostenuta da gran parte del personale» osserva il manager con doppia nazionalità svizzera e belga.
A suo avviso è difficile dire in generale se la società elvetica nel suo complesso sia divisa sul tema. «Credo che gli oppositori della vaccinazione si facciano sentire molto di più e in modo più forte di quelli che sostengono le misure. Questo può creare una falsa immagine» argomenta il Ceo.
Che fare con piloti, steward e hostess che, nonostante la direttiva interna, rifiuteranno di vaccinarsi? «Siamo in trattative con i nostri partner sociali e stiamo lavorando senza sosta a un piano» si limita a rispondere il manager. «L'obiettivo è di avere tutto il personale di volo vaccinato entro il 15 novembre».
Riguardo all'andamento degli affari, in luglio e agosto la compagnia - come nel secondo trimestre - non ha più subito deflussi di cassa; l'offerta si è attesta al 50-55% rispetto a quella del 2019. Tuttavia appare difficile avanzare previsioni. «Il nostro contesto è cambiato, i clienti oggi prenotano in modo diverso. Prima della pandemia, a sei mesi dalla partenza avevamo un quadro preciso di quante persone avevano prenotato per esempio un volo da Zurigo a Malaga. Oggi anche un mese prima abbiamo difficilmente un'indicazione chiara dell'occupazione. Attualmente circa il 50% delle prenotazioni sono fatte solo due settimane prima della partenza».
Swiss ha beneficiato di una linea di credito di oltre 1,5 miliardi di franchi garantita dalla Confederazione: sarebbe stato possibile operare - chiede l'intervistatore - anche senza questo aiuto? «Non ero in forza a Swiss nel 2020, ma sono fermamente convinto che non esiste una sola compagnia aerea al mondo che sarebbe sopravvissuta senza l'aiuto dello stato. Ecco perché credo anche che fosse impossibile per Swiss farcela da sola».