La polizia cantonale, intanto, si difende dalle accuse della famiglia di esercenti.
Questi ultimi riferiscono di un intervento spropositato che li ha visti trattati alla stregua di mafiosi hollywoodiani
ZERMATT - In un'intervista alla “Weltwoche”, gli esercenti del Walliserkanne di Zermatt hanno esposto per la prima volta il proprio punto di vista sulla vicenda che li ha fatti balzare agli onori delle cronache nazionali (e non). Nelle ultime settimane il ristorante aveva acquisito notorietà dopo che i suoi gestori si erano rifiutati, a più riprese, di rispettare l'obbligo del certificato Covid così come quello della mascherina.
Dalla chiusura ai blocchi di cemento - Quando la polizia ha ordinato la chiusura del ristorante, due settimane fa, gli esercenti hanno fatto finta di nulla. O meglio, hanno rotto i sigilli e si sono messi al lavoro come se nulla fosse. Nella notte le autorità hanno quindi trasportato sei enormi blocchi di cemento davanti all'ingresso del ristorante. Ma anche questi non hanno impedito ai ristoratori di continuare a intrattenere gli ospiti il giorno successivo, convertendo i blocchi in un bar.
L'arresto - Il 31 ottobre, agenti di polizia in borghese sono andati a verificare costa stesse accadendo al Walliserkanne. Stando a Ivan Aufdenblatten (uno dei ristoratori), sono entrati nel ristorante ed è iniziata l'operazione. Ivan, così come suo padre e sua madre, sarebbero stati ammanettati, picchiati e infine portati via. «Tutto è andato esattamente come si vede nei film sulla mafia», racconta sottolineando di essere stato ferito durante l'operazione. La polizia cantonale, aggiunge, avrebbe monitorato il ristorante quasi 24 ore su 24, per settimane.
Ivan ammette di aver ignorato, assieme al fratello Patrik, i molteplici avvertimenti per il mancato rispetto delle misure di protezione dal Covid-19. «Il Municipio, in collaborazione con il Cantone, ha ripetutamente ordinato la chiusura del ristorante - spiega Patrik Aufdenblatten -. Ma solo pochi giorni fa ho ricevuto una decisione scritta e impugnabile».
Interpellata da 20 Minuten, la polizia cantonale vallesana smentisce gran parte delle dichiarazioni dei ristoratori. Prima di tutto non sarebbe vero che il ristorante era monitorato 24 ore su 24. «Venivano effettuati controlli in conformità con le normative Covid», afferma il portavoce Markus Rieder.
Inoltre, l'intervento sarebbe stato adeguato: «In tali operazioni, l'intenzione della polizia cantonale è di riportare la situazione sotto controllo il più rapidamente possibile per poter garantire la sicurezza», continua Rieder. Per «motivi di sicurezza», non vengono forniti dettagli ulteriori sull'operazione.
Il portavoce smentisce anche l'accusa di un invio tardivo della comunicazione scritta, e dunque impugnabile. «Hanno ricevuto ben 14 controlli. Erano stati messi a conoscenza delle misure in vigore», afferma Rieder. «L'ordine di chiusura è stato recapitato in tempo utile».
Per ora non si riapre - Il Walliserkanne ora potrebbe riaprire. Ma Patrik e Ivan Aufdenblatten, in questo momento non sono più in possesso della patente da esercenti. Non è chiaro, quindi, quando il ristorante sarà di nuovo operativo. «Il consiglio comunale sta cercando di trovare una soluzione in modo che quest'inverno il locale sia aperto in conformità con le linee guida Covid», afferma il sindaco Romy Biner-Hauser.