La situazione epidemiologica peggiora, con grandi differenze regionali. Il Governo federale si rivolge quindi ai Cantoni
E un appello va anche alla popolazione: «Seguite scrupolosamente le regole di base»
BERNA - A livello nazionale, anche in Svizzera i contagi sono in netto aumento. Oggi l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha segnalato 8'585 casi, 100 ricoveri e diciassette decessi in ventiquattro ore. Si tratta di un nuovo picco annuale, dovuto alla più contagiosa variante Delta, alla bassa copertura vaccinale e alla maggiore permanenza al chiuso durante la stagione fredda. E la situazione è critica, secondo il Consiglio federale. «Sapevamo che l'inverno sarebbe stato più difficile» ha ricordato il ministro della sanità Alain Berset, ricordando che anche la Svizzera è nella morsa della pandemia da ventun mesi.
Ma si riscontrano grandi differenze regionali, pertanto il Governo federale non intende attualmente intervenire con restrizioni a livello nazionale. Sarebbe una mossa «prematura». La tendenza - a dire della Confederazione - può quindi essere invertita con un cambiamento dei comportamenti della popolazione e un inasprimento dei provvedimenti a livello regionale.
Responsabilità dei Cantoni - Da qui la conferma della strategia adottata un anno fa congiuntamente ai Cantoni: in caso di aumento regionale dei contagi, è a loro che incombe la responsabilità di disporre i provvedimenti necessari per tenere sotto controllo la situazione. Tra questi, in primo luogo, l'estensione dell'obbligo della mascherina, in particolare nelle scuole, l'obbligo del telelavoro o limitazioni della capienza. «Alcuni Cantoni hanno già reagito adottando i provvedimenti del caso». Insomma, «non è ancora il momento di intervenire a livello nazionale» ha detto Berset. «Ci aspettiamo che i Cantoni adottino misure dove necessario».
L'obiettivo resta quindi di prevenire, nel limite del possibile, un sovraccarico degli ospedali con l'adozione di provvedimenti. E alla popolazione viene inoltre chiesto di seguire scrupolosamente le regole di base: tenersi a distanza, indossare la mascherina, arieggiare i locali e sottoporsi al test in caso di sintomi.
Nel maggio del 2021 il Consiglio federale aveva definito la sua strategia di gestione della pandemia: verosimilmente prima o poi tutti gli abitanti della Svizzera entreranno in contatto con la malattia, in modo “controllato” nel quadro della vaccinazione oppure in modo “incontrollato” a seguito di un'infezione. La strategia prevede che, non appena la popolazione di età superiore ai dodici anni avrà avuto accesso al vaccino, i provvedimenti di protezione saranno finalizzati a tutelare il funzionamento del sistema sanitario.
Misure nazionali, solo se necessario - Il Consiglio federale si dice consapevole dei rischi di questa strategia: «È difficile, infatti, accettare un numero elevato di infezioni e allo stesso tempo escludere del tutto un sovraccarico degli ospedali». Un inasprimento dei provvedimenti a livello nazionale (al momento si contano per esempio l'obbligo di certificato Covid e l'obbligo di mascherina sui mezzi pubblici) sarà posto in consultazione soltanto se le misure cantonali non daranno i loro frutti e se la situazione negli ospedali lo richiederà.
«Non è l'imminente votazione sulla Legge Covid che non ci fa prendere una decisione a livello nazionale, ma la situazione negli ospedali» ha ribadito, rispondendo a una domanda posta da una giornalista. Al momento - ha sottolineato il ministro della sanità - l'attuale andamento della pandemia ha un impatto «contenuto» sugli ospedali. Nelle cure intense il 19,5% dei posti letti è occupato da pazienti Covid. Non è ancora stata pertanto raggiunta una soglia che richiede un intervento nazionale, ha osservato Berset. «Noi cerchiamo di prendere le decisioni giuste nel momento giusto, oggi non siamo in grado di dire quale sarà la situazione tra dieci giorni: dovremo sempre adattarci secondo l'andamento della pandemia».
Un inverno senza lockdown? - La situazione è paragonabile a quella dello scorso anno, in cui la Confederazione prima della stagione invernale si era appellato ai Cantoni, ha ammesso Berset. Ma non tutto è uguale: «Oggi l'80 percento della popolazione è immunizzato. Un anno fa lo erano solo quelle persone che avevano già contratto la malattia». Secondo il consigliere federale, la Svizzera avrebbe i mezzi per superare l'inverno senza un lockdown.
Vaccinazione di richiamo - Il ministro della sanità ha inoltre parlato della vaccinazione di richiamo, sottolineandone l'importanza. Al momento è destinata alle persone a rischio, ma dalla fine di dicembre si passerà poi al resto della popolazione. In ogni caso, tra la seconda e la terza dose dovranno essere passati almeno sei mesi.