Nonostante un basso consumo, la resistenza a questi trattamenti è in netto aumento nella Confederazione.
L'UFSP sottolinea che la crescita più marcata si nota nei casi di agenti patogeni come l'Escherichia coli. «Questo incremento si spiega con un utilizzo troppo frequente e inadeguato degli antibiotici».
BERNA - Nonostante un consumo relativamente basso di antibiotici nel confronto internazionale, la resistenza a questi trattamenti continua ad aumentare in Svizzera. È quanto si legge nell'ultimo bollettino dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) pubblicato oggi.
Negli ultimi 15 anni, le resistenze agli antibiotici sono aumentate nella Confederazione, in particolare nei casi di agenti patogeni come l'Escherichia coli (E. Coli). L'incremento si spiega con l'utilizzo troppo frequente dei trattamenti e del loro uso inadeguato a livello mondiale, sottolinea l'UFSP. Tutto questo porta a terapie meno efficaci e a un problema crescente per la sanità.
In Svizzera si riscontrano differenze a livello di regioni linguistiche. Gli antibiotici vengono utilizzati più frequentemente nelle aree latine del Paese rispetto a quelle tedesche. Più in generale, si nota che la scelta degli antibiotici può essere migliorata.
Un esempio in questo senso sono i fluorochinoloni, usati in oltre il 20% dei casi delle infezioni urinarie, anche se i dati clinici si oppongono a un tale utilizzo. Antibiotici continuano anche a essere somministrati in caso di bronchite acuta, pratica che va però contro le direttive in materia.
La sorveglianza del consumo di antibiotici serve da base per informare i medici in maniera mirata, ricorda l'UFSP. Differenti strumenti in questo senso sono stati elaborati all'attenzione del corpo medico nel quadro della Strategia contro le resistenze agli antibiotici (StAR).