Blitz in una struttura carceraria di Zurigo, un detenuto racconta come funzionava il contrabbando con l'esterno
ZURIGO - «Ero appena entrato in carcere. Una guardia mi ha avvicinato e mi ha detto di fargli sapere se avevo bisogno di qualcosa». Altro che massima sicurezza. In una delle carceri di Zurigo entrava di tutto: telefonini in particolare, ma anche droga in quantità. Lo ha raccontato a 20 Minuten un detenuto a seguito di una retata condotta nel mese di aprile dalle autorità cantonali.
Il detenuto afferma di avere ordinato un telefono cellulare e di averlo ricevuto dal secondino. «All'inizio temevo fosse una trappola. Poi ho saputo che anche altri detenuti si erano procurati telefoni e droghe in questo modo» racconta. «Un conoscente ha incontrato il secondino all'esterno e gli ha consegnato il denaro. Poco tempo dopo avevo il cellulare in cella e potevo contattare la mia famiglia e i miei amici».
Un video pubblicato da un altro detenuto sui social sembra confermare la testimonianza. Mostra tre detenuti in una cella condivisa, telefonini alla mano, con due strisce di polvere bianca stese su un tavolino. Secondo il detenuto la guardia in questione avrebbe introdotto di nascosto nel carcere una ventina di telefoni cellulari, chiedendo tra i 1500 e i 3500 franchi per apparecchio. La droga veniva invece acquistata da conoscenti dei detenuti, e il secondino faceva da "postino" al prezzo di 500 franchi a consegna.
La vicenda è andata avanti per diversi mesi, prima di venire alla luce. All'inizio di aprile una retata ha scoperchiato tutto, e almeno un dipendente del carcere è stato licenziato. Su richiesta, il Dipartimento di Giustizia di Zurigo ha confermato a 20 Minuten che sono stati sequestrati oggetti proibiti durante i controlli nelle celle, ma non fornisce dettagli sul coinvolgimento delle guardie.
La portavoce Elena Tankovski sottolinea come i movimenti in entrata e in uscita «sono frequenti» in ogni prigione. «Questo rende la lotta al contrabbando un compito permanente per tutte le carceri». In caso di gravi indizi a carico di dipendenti le misure estreme sono il licenziamento e la denuncia penale.
Può capitare, quindi, che una guardia passi da una parte all'altra delle sbarre. Ed è giusto che questi comportamenti siano perseguiti, secondo l'esperto di diritto penale David Gibor, in quanto minano alle fondamenta l'efficacia stessa della detenzione. «In particolare la detenzione preventiva diventa inutile se i detenuti possono disporre di un telefono con cui influenzare terze persone o inquinare le prove in vista del processo».
Secondo Benjamin Brägger, direttore dell'Istituto svizzero di esecuzione penale e scienze penitenziarie, i precedenti non mancano in particolare nella Svizzera occidentale. Nelle carceri svizzero-tedesche invece il traffico di oggetti e sostanze illegali sarebbe «estremamente raro», afferma. Misure eccessive di controllo sono tuttavia inapplicabili «in quanto interferirebbero con la privacy dei detenuti».
Anche secondo l'ex commissario alla criminalità Markus Melzl non è possibile rendere una prigione completamente sicura. «Tuttavia, è importante che in un caso del genere le autorità responsabili avviino immediatamente le indagini, traggano le necessarie conseguenze e verifichino se è necessario chiudere un punto debole del sistema» spiega Melzl.