L'Ong fondata dal giornalista Khashoggi avverte la Confederazione perché crede che il principe ereditario non sia interessato solo ai soldi
BERNA - Mohammad bin Salman. È il nome che da alcuni giorni aleggia tra le soluzioni prese in considerazione da Credit Suisse per uscire dalla crisi. Un nome che però, secondo l'Ong Dawn fondata dal giornalista Jamal Khashoggi, brutalmente assassinato nel 2018, è sinonimo di pericolo. Nonostante l'entrata in scena del principe ereditario abbia portato a una risalita dei titoli dell'istituto bancario, Dawn chiede alla Svizzera di prestare attenzione.
Allo stato attuale, viene riportato sulle colonne del Tages Anzeiger, la Banca nazionale saudita possiede il 9,9% di Credit Suisse. Recentemente Bin Salman ha affermato di essere pronto a investire 500 milioni di dollari negli Stati Uniti, dove il principe ereditario gode dell'immunità, come stabilito alcuni giorni fa dall'amministrazione Biden, per parola di un tribunale federale: «Nonostante il disagio della corte per la nomina di Bin Salman come capo di stato e per le accuse credibili del suo coinvolgimento nell'assassinio di Khashoggi, gli Stati Uniti hanno deciso che è immune».
La causa recentemente discussa a Washington è stata intentata dall'Ong Dawn, che da anni cerca di far riconoscere il principe ereditario come mandante dell'agguato a Khashoggi. Sempre Dawn oggi si rivolge alla Svizzera: «Fare affari con Bin Salman è pericoloso. Lui sa chi ha bisogno di soldi e una volta che gli avrai detto sì, non potrai dire di no quando verrà a bussare alla tua porta». In un commento rilasciato al quotidiano d'Oltralpe, l'Ong aggiunge ancora: «Non è interessato solo al denaro, cercherà di usare il suo potere, così da trasformare l'Arabia Saudita in una grande potenza».
Credit Suisse non vede però nella mossa di Bin Salman un pericolo. Come commentato alcuni giorni fa alla Srf, «la Banca nazionale saudita è un investitore come tutti gli altri».