Vi è però ancora una tendenza, rispetto al pre-pandemia, a rimanere di più in casa.
BERNA - Dopo quasi tre anni di pandemia, due terzi della popolazione svizzera partecipa nuovamente alla vita culturale senza troppe esitazioni, il doppio rispetto a giugno 2021.
Tuttavia prosegue la tendenza a ritirarsi a casa propria, indica un'indagine commissionata dall'Ufficio federale della cultura (UFC) e dal Segretariato generale della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (SG CDPE).
Abitudine casalinga - La volontà di assistere a manifestazioni culturali è «nettamente aumentata». A settembre 2021 gli svizzeri a volersi recare ad un concerto, al cinema, ad un festival o un museo erano soltanto il 30% e 18% l'anno precedente.
Tuttavia non tutti sono fiduciosi: il 30% delle persone interrogate continuano ad essere restie e il 47% pensa che la crisi del Covid-19 non sia ancora finita.
Con l'avvento della crisi sanitaria, una parte importante della popolazione ha sviluppato un'abitudine casalinga, sottolineano gli autori dello studio. In questo modo, il 53% degli svizzeri si è abituato a rimanere più a casa e in maniera generale ad uscire più raramente. Il 41% dichiara inoltre di fare meno uscite culturali.
Il ripiego sul domicilio concerne nettamente più gli anziani e le donne, precisa il sondaggio. Questa parziale rinuncia può essere spiegata con lo sviluppo di nuove abitudini ("effetto cocooning"), ma anche per motivi finanziari e per i timori legati ai virus. L'argomentazione finanziaria si impone addirittura nella Svizzera italiana e nella Svizzera romanda.
Di conseguenza, se il 30% degli svizzeri prevede di limitare le spese per la cultura (rispetto al 36% dello scorso anno e al 55% del 2020), vi sono forti differenze regionali: la percentuale aumenta nella Svizzera romanda e in Ticino, mentre diminuisce nella Svizzera tedesca, finora più cauta.
Impatto del telelavoro - Il telelavoro sembra essere un fattore aggravante: le persone che lavorano da casa hanno una tendenza maggiore a voler rimanere ancora più a casa di quelle che beneficiano raramente o mai dell'home office. Una cifra, questa, che può sorprendere, perché il profilo delle persone in home office (urbani, formazione superiore) corrisponde piuttosto a quello del pubblico culturale, assiduo dei luoghi di cultura, rileva lo studio.
L'incertezza legata alla pandemia continua inoltre ad avere un impatto sulla cultura amatoriale. Il 18% di coloro che praticavano attività culturali amatoriali, in un club o associazioni, dichiarano di averle abbandonate dall'inizio della crisi.
Una cifra che preoccupa, siccome la cultura amatoriale contribuisce in maniera non trascurabile alla coesione della popolazione e costituisce inoltre una base importante per la cultura professionale.
Crescono le offerte culturali sul web - In questo contesto, le offerte culturali online guadagnano sempre più importanza. Più della metà dei partecipanti al sondaggio hanno pagato per fruire di film o serie nel corso degli ultimi dodici mesi. Per gli altri tipi di proposte culturali, la parte è di circa un terzo.
Tuttavia le offerte digitali non possono sostituire l'attività culturale analogica, ma soltanto completarla: il 69% degli intervistati considerano l'offerta locale indispensabile. Per una gran parte della popolazione, le attività culturali sono un elemento importante della vita in comune.
Il sondaggio è stato condotto dall'agenzia L'Œil du Public (Suisse) ed è stata realizzata tra il 26 settembre e il 6 ottobre su un campione rappresentativo di 1'235 persone in tutta la Svizzera.