Pericoli naturali e incidenti, un gruppo di medici lancia l'allarme: «Con oltre 25 feriti gravi abbiamo già un problema»
ZURIGO - Cosa accadrebbe se in Svizzera ci fosse un terremoto come quello che ha scosso Turchia e Siria? E se si verificasse un grave incidente ferroviario o un aereo si schiantasse su una zona residenziale? O, ancora, se avesse luogo un incidente nucleare?
Sono tutti interrogativi, questi, che preoccupano non poco il dott. Mathias Zürcher, che si occupa di medicina delle catastrofi presso l'ospedale universitario di Basilea. «In Svizzera abbiamo un problema già quando i feriti gravi sono più di 25», ha sottolineato sulla SonntagsZeitung. In pratica non è la capacità di curare i feriti che manca, ma non in tutte le aree geografiche sarebbe sufficiente. Inoltre i posti letto sarebbero troppo sparsi per il Paese, facendo così venire a mancare «una visione d’insieme».
Zürcher fa parte di un gruppo di medici preoccupati. Tra questi Joseph Osterwalder, professore emerito di medicina d'urgenza ed ex primario presso l'Ospedale cantonale di San Gallo, e Martin Oberholzer-Riss, professore emerito di patologia all'Università di Basilea ed ex presidente del Centro di competenza per la medicina militare e la medicina in caso di catastrofe.
Le conseguenze di un terremoto in Svizzera - Secondo un'analisi nazionale dei rischi un forte terremoto in Svizzera può verificarsi una volta ogni mille anni. Le conseguenze sarebbero devastanti: 1.500 morti e 5.000 feriti gravi, con disagi estremi a livello sanitario, come afferma il documento dell'Ufficio federale della protezione della popolazione.
Uno dei motivi dietro ai limiti nelle cure d’emergenza è la pressione a cui sono già sottoposti gli ospedali. Non solo manca personale, ma sono scarse anche le risorse finanziarie. C'è poi un problema: il sistema sanitario è organizzato su base cantonale. Non esiste un organo nazionale che coordini e sia anche autorizzato a dare istruzioni in caso di crisi. C'è inoltre una mancanza di accordi oltre i confini nazionali.
«I servizi di soccorso e la medicina acuta hanno rilevanza anche in termini di politica di sicurezza», afferma Zürcher. Per il medico questi compiti non possono, dunque, essere semplicemente delegati ai Cantoni. La Svizzera «preferisce procurare nuovi aerei da combattimento e materiale bellico pesante per le truppe di terra piuttosto che coordinare in modo credibile e competente il servizio medico, rilevante nella sicurezza nazionale», ha aggiunto Oberholzer-Riss.
La questione del SSC - A livello federale ci sarebbe il Servizio sanitario coordinato (SSC). Durante la pandemia ha raccolto dati sui posti in ospedale e nelle terapie intensive assumendo compiti di coordinamento, ma i suoi limiti sarebbero stato presto evidenti. E la situazione sembra essere anche peggiorata dopo che, dal 1° gennaio, è passato dall’Aggruppamento Difesa all’Ufficio federale della protezione della popolazione (UFPP).
Il gruppo dei medici è del parere che il SSC sia stato a lungo strutturato in modo incompleto e non coordinato e che «la riforma abbia solo peggiorato le cose», vista la mancanza di competenza specifica da parte dell’UFPP. D'altra parte, non è chiaro come continuerà ad agire il SSC senza un mandato sufficientemente chiaro.
Osterwalder spera che il servizio venga sviluppato per poter affrontare i problemi prioritari dell'assistenza in situazioni straordinarie e in caso di incidenti con molti feriti gravi. «Ma prima di tutto dobbiamo assicurarci il SSC non fallisca».
Secondo l'UFPP, il Servizio sanitario coordinato è stato meglio inserito nel sistema integrato della protezione della popolazione. Compito del SSC dovrebbe dunque essere quello di «supportare la sanità pubblica con l’impiego coordinato di mezzi della protezione della popolazione, di organizzazioni private, di altri cantoni e dell’esercito, al fine di fornire la migliore assistenza sanitaria possibile ai pazienti in caso di catastrofi e situazioni d’emergenza».