L'obbligo di fare la doccia dopo le lezioni di educazione fisica: una misura igienica necessaria o un pericolo per l'integrità dei bambini?
ZURIGO - In alcune scuole svizzere è obbligatorio, per gli studenti, fare la doccia dopo le lezioni di educazione fisica.
Si tratta di una misura che sta provocando un grande dibattito oltralpe. Il tutto è stato innescato dalla storia di due ragazze del canton Berna, che non volevano fare la doccia perché si sentivano a disagio a mostrarsi nude davanti alle compagne di classe. Come riportato dal portale Argovia Today, l'insegnante ha permesso alle due studentesse di fare la doccia vestite, ma il preside non ha gradito e ha redarguito il professore: si tratta infatti di una regola, e come tale va rispettata.
Ma cosa ne pensano gli esperti? L'esperta di violenza sessualizzata e consulente delle vittime, Agota Lavoyer, non è d'accordo con l'obbligo. Lo ha dichiarato sul suo account Instagram, scoperchiando un vaso di pandora: numerosissime persone hanno ripreso la sua opinione per condividere le loro esperienze negative, raccontando di traumi e di momenti difficili, sia a causa dei compagni che di insegnanti “molesti”.
La maggioranza delle critiche è emersa, tra l'altro, riguardo a istituti con docce comuni (senza divisioni tra sessi), perché i bambini - secondo molti utenti - sanno essere molto crudeli l'uno con l'altro. Anche persone della comunità LGBTQ si sono espresse in merito, raccontando il disagio di doversi mettere a nudo, in un corpo rivolto al cambiamento.
«L'integrità dei bambini va protetta»
Il problema non riguarda solo il canton Berna, ma anche istituti in altri Cantoni. «A quanto pare, in molte scuole non c'è sensibilità su come proteggere l'integrità sessuale e fisica dei bambini» ha ribadito Lavoyer al portale svizzerotedesco.
Dal canto suo, Peter Hofmann, esperto in diritto scolastico e del personale per le scuole svizzere, non riesce a capire questa accusa. A suo avviso, una scuola può chiedere agli alunni di fare la doccia dopo l'educazione fisica, anche perché «si tratta di igiene personale e salute» - ha spiegato al giornale - «ma se un bambino si sente a disagio, ad esempio perché altri sono più sviluppati fisicamente, gli insegnanti dovrebbero essere in grado di trovare soluzioni individuali».