È quanto emerge da un sondaggio dell'istituto di ricerca gfs.bern.
BERNA - Gli accordi bilaterali sono ancora la migliore opzione per le relazioni con l'Unione europea (Ue) agli occhi della popolazione svizzera. Quest'ultima si aspetta dal Consiglio federale una proposta concreta per far evolvere tali accordi, secondo un'indagine dell'istituto di ricerca gfs.bern.
L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha aumentato la popolarità dell'Unione europea (Ue) tra gli svizzeri, ha indicato oggi Interpharma a Keystone-ATS. L'associazione delle aziende farmaceutiche svizzere che fanno ricerca ha commissionato lo studio, riportato anche dalla NZZ am Sonntag, per il decimo anno consecutivo.
La quota di persone che ha un'immagine positiva degli accordi bilaterali è passata dal 53% al 59% rispetto all'anno scorso. Circa il 23% degli intervistati vi vede sia vantaggi che svantaggi, mentre il 12% solo svantaggi (-3% in un anno).
Fattori diversi
Gli orientamenti politici giocano un ruolo importante. Circa i tre quarti dei sostenitori del PS puntano principalmente sui vantaggi degli accordi bilaterali, con un aumento di 19 punti percentuali. Anche la percentuale di simpatizzanti del Centro e del PLR con questa visione si è sviluppata positivamente. D'altro canto, i cambiamenti sono stati minori tra i sostenitori del PVL, dei Verdi, dell'UDC e di coloro che non hanno un'affiliazione partitica.
Anche il livello di formazione ha un impatto. Tre quarti di coloro che hanno un'istruzione terziaria considera gli accordi bilaterali vantaggiosi, mentre la percentuale scende a meno del 50% nella categoria delle persone che hanno un livello d'istruzione medio.
Si notano pure differenze tra le regioni linguistiche. Record nella Svizzera tedesca dove il 62% degli intervistati (+10 punti in un anno) vede i vantaggi degli accordi bilaterali. Al contrario, la percentuale è diminuita nella Svizzera francese (poco più della metà degli intervistati) e nella Svizzera italiana (40%).
I vantaggi citati sono l'accesso al mercato dell'esportazione, la necessità di assumere personale specializzato all'estero, l'accesso ai programmi di formazione e di ricerca come anche la possibilità di stabilirsi, studiare e lavorare nell'Ue. Gli accordi bilaterali contribuiscono anche alla prosperità della Svizzera, secondo il 78% degli intervistati, con un aumento di 15 punti rispetto all'anno precedente.
Fare concessioni
La maggioranza delle persone interrogate ritiene che gli accordi bilaterali non debbano essere messi a rischio. Sono consapevoli che sia necessario fare concessioni per far evolvere gli accordi e sono quindi aperti al compromesso, in particolare in materia di protezione dei salari, di risoluzione delle controversie da parte della Corte di giustizia dell'Ue o i futuri contributi di coesione.
Le sole linee rosse che la popolazione rifiuta chiaramente di superare sono l'accettazione della direttiva Ue sulla cittadinanza e la rinuncia al diritto di referendum.
Allo stesso tempo, il sostegno a un accordo di libero scambio per i beni e servizi, che sostituirebbe gli accordi bilaterali, si erode notevolmente: è sceso al 45%, quasi 20 punti in meno rispetto all'anno scorso. Il 60% degli intervistati è favorevole all'adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo.
L'indagine è stata condotta tra 2015 cittadini svizzeri dall'inizio di febbraio all'inizio di marzo di quest'anno e fa parte di una serie di progetti di Interpharma sulle questioni europee.