Un'iniziativa propone di dimezzare il tempo di residenza per ottenere il passaporto svizzero.
BERNA - Chiunque viva in Svizzera da cinque anni, abbia una conoscenza di base di una lingua nazionale e non abbia commesso gravi reati penali deve ottenere la cittadinanza elvetica. È quanto prevede l'iniziativa popolare "Per un diritto di cittadinanza moderno (Iniziativa per la democrazia)" presentata oggi dai promotori.
In conferenza stampa, l'ex consigliere agli Stati Paul Rechsteiner (PS/SG) ha evocato il 1848, quando è entrata in vigore la prima Costituzione federale. «È stato un anno di rivoluzione democratica in tutta Europa, anche in Svizzera. Oggi ci troviamo di nuovo di fronte a una grande sfida politica».
Attualmente i tre quarti della popolazione elvetica votano per il restante quarto che non ha la nazionalità, ha affermato la "senatrice" Lisa Mazzone (Verdi/GE). È l'equivalente della Romandia a livello svizzero, ha precisato. Da qui il nome dell'associazione che ha contribuito a lanciare l'iniziativa: "Azione Quattro Quarti". Per il suo presidente Arber Bullakaj «tutte le persone che vivono in Svizzera devono avere gli stessi diritti politici».
Attualmente la naturalizzazione ordinaria è accessibile a chi dispone di un permesso di domicilio (permesso C) e ha vissuto almeno dieci anni in Svizzera, di cui tre negli ultimi cinque anni. La naturalizzazione agevolata è accessibile ai coniugi di cittadini svizzeri e agli stranieri di terza generazione. Non ci sono però automatismi.
Le possibilità di ottenere la nazionalità dipendono inoltre fortemente dal luogo di residenza, ha ricordato Mazzone. Elias Studer - che raccoglie in un sito internet storie di naturalizzazioni - ha citato esempi di persone che non sono state naturalizzate perché ad esempio non sapevano in quale anno è stato fondato il CERN o perché avevano truccato" il loro motorino. Altri hanno dovuto aspettato 23 anni per la naturalizzazione.
Per Studer in molti luoghi le decisioni vengono prese in modo del tutto arbitrario. Per questo motivo l'iniziativa prevede criteri uniformi a livello federale.
Mazzone ha poi deplorato il fallimento in Parlamento di ogni tentativo di introdurre maggiore flessibilità. «C'è un'apertura molto maggiore nella società, una comprensione molto più ampia della realtà, ossia che le persone interessate sono parte integrante della nostra società», ha aggiunto la "senatrice". «Partecipano alla vita economica e sociale», ha aggiunto Bullakaj secondo cui le attuali regole di cittadinanza non sono degne di una vera democrazia.
Oltre ai citati Rechsteiner, Mazzone, Bullakaj e Studer, tra i promotori dell'iniziativa figurano anche i consiglieri nazionali Sibel Arslan (Verdi/BS) e Mustafa Atici (PS/BS) e la co-presidente del movimento Operazione Libero, Sanija Ameti. Tra di essi figura pure il direttore di Soccorso Operaio Ticino (SOS Ticino) Mario Amato.
I promotori hanno tempo fino al 23 novembre 2024 per raccogliere le 100mila firme necessarie alla riuscita dell'iniziativa, stando al Foglio federale pubblicato oggi.