I risultati del nuovo rapporto di Amnesty: come le autorità svizzere impediscono alla popolazione di manifestare
BERNA - Violenza e leggi repressive. Sono le misure utilizzate dalla Confederazione per limitare il diritto di manifestare della popolazione svizzera. Lo scrive Amnesty International nel suo ultimo rapporto.
Le autorità percepiscono le manifestazioni «come una minaccia e non come un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione». In particolare gli agenti di polizia «credono di dovere controllare e reprimere i manifestanti, anziché garantire loro l’esercizio dei propri diritti», si legge nel rapporto.
In alcune città svizzere è addirittura necessario comprare il diritto di organizzare una manifestazione. Per Amnesty la pratica rappresenta una violazione della Costituzione e «un ostacolo alle attività dei manifestanti».
Chi organizza manifestazioni in Svizzera rischia inoltre di pagare le spese di intervento della polizia e le conseguenti procedure penali, che possono, ad esempio, implicare la copertura dei costi associati ai danni causati da terzi. Ma la pratica è contraria al diritto internazionale, poiché - stando al Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite - gli atti di violenza compiuti dai partecipanti non possono essere imputati agli organizzatori.
Nelle linee guida dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) si legge inoltre che gli organizzatori «non possono in nessun caso essere obbligati a pagare per i danni causati da altri partecipanti a un'assemblea, a meno che non siano stati loro stessi a istigarli o a causarli direttamente».
Le autorità svizzere utilizzano proiettili di gomma, gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere le manifestazioni. Utilizzano inoltre tecniche di controllo della folla per effettuare controlli d'identità e arrestare i partecipanti. «L'utilizzo di queste misure è spesso sproporzionato e indiscriminato», afferma la responsabile della campagna "Per il diritto di manifestare" di Amnesty Lisa Salza. Per questo e altri motivi Amnesty propone di vietare l'uso di proiettili di gomma a impatto cinetico, che «rischiano di colpire anche persone non coinvolte», conclude Salza.