L'esperta: «Imprese poco attente e controlli tutt'altro che rigorosi»
BERNA - La Svizzera è troppo lassista nel combattere la tratta di esseri umani. In particolare, i controlli sui cantieri lasciano a desiderare. Ad affermalo, sulle colonne del SonntagsBlick, è Julia Kuruc, colei che fino allo scorso mese ha diretto il programma di protezione delle vittime presso il Centro di assistenza per le donne vittime della tratta e della migrazione a Zurigo.
«I controlli sono tutt'altro che rigorosi», afferma Kuruc. «Le imprese edili svizzere non sono molto attente quando ricorrono ai subappaltati, perché la pressione nel settore è enorme», spiega. Il risultato è che nessuno osserva da vicino le reali condizioni in cui lavorano gli operai.
I lavoratori dell'Europa sudorientale sono attratti in Svizzera da false promesse di salari elevati. «Non ricevono un contratto di lavoro e alla fine vengono loro detratte somme esorbitanti per vitto e alloggio», sostiene Kuruc. Queste persone non possono difendersi, non conoscendo la lingua e le leggi svizzere, e si ritrovano indebitate.
Kuruc deplora la mancanza di vigilanza da parte di autorità specializzate, che in alcuni cantoni addirittura non esistono. Ritiene inoltre che gli accordi di Dublino facilitano la tratta di esseri umani: in alcuni casi i migranti sono stati rimandati in un Paese dove erano già stati sfruttati in precedenza.