Spese all'estero da dichiarare sopra i 150 franchi, la proposta in cantiere a Berna non ha mancato di generare accese reazioni.
BERNA - Karin Keller-Sutter, a capo del Dipartimento federale delle Finanaze (Dff), avrebbe intenzione di dimezzare il limite di esenzione fiscale per il turismo dello shopping.
L'indiscrezione, pubblicata lunedì dal TagesAnzeiger, vorrebbe che i beni acquistati all'estero possano essere assoggettati all'Iva Svizzera già partire da 150 franchi invece degli attuali 300. E quindi debbano essere dichiarati.
La misura che il Dff starebbe elaborando, mira più o meno apertamente a rendere meno attraente lo shopping oltre confine. Non solo con le tasse, ma anche - e soprattutto - con la burocrazia.
«Una presa in giro e un mostro burocratico» - «Sono sicura che le persone troveranno comunque il modo per aggirare questa misura», afferma Sara Stalder della Protezione svizzera dei consumatori, «ci sono diversi modi per riuscire comunque a uscire da quell'isola di prezzi alti che è la Svizzera».
Una di queste è l'andare in compagnia a fare la spesa oltrefrontiera, perché il limite dell'esenzione è calcolato per persona. Una famiglia di quattro persone, per esempio, potrà spendere fino a 600 franchi senza dover dichiarare nulla.
Ma il peso della norma in cantiere non ricade solo su chi va a fare la spesa: è prevedibile, infatti, un aumento davvero importante del lavoro amministrativo per il governo federale e gli uffici delle dogane. Stalder è certa che all'Amministrazione federale delle dogane (Afd) non siano proprio sereni: «La misura è una presa in giro, creerà solo un mostro burocratico».
Un punto su cui insiste Stadler, in particolare, sono le differenze di prezzo nei beni di consumo alimentare che riesce a giustificare solo fino a un certo punto: «In Svizzera abbiamo costi di produzione più alti quindi è anche comprensibile che i prodotti siano più cari. Ma la differenza fra alcuni alimenti che si possono acquistare all'estero è davvero enorme».
«Non è il momento giusto» - «I consumatori non sono certo contenti del fatto che Berna voglia dimezzare il limite dell'esenzione dal valore», spiega Julian Zrotz, amministratore delegato di Patoc, società di consulenza nel settore commerciale.
Il franco forte e l'elevato differenziale d'inflazione rispetto all'area dell'euro hanno reso lo shopping all'estero ancora più attraente, e la Confederazione ora vorrebbe contrastarlo.
Sebbene sia comprensibile che il Dff voglia rendere meno attraente lo shopping all'estero, la misura difficilmente troverà la comprensione di chi si reca regolarmente all'estero per fare la spesa: «Per molti, questa misura arriva in un momento davvero sbagliato a causa dell'aumento generalizzato del costo della vita, è molto difficile che semplicemente rinuncino».
Anche Stalder è certa che la gente continuerà a fare acquisti all'estero: «Berna non può bloccare il turismo della spesa, ma con spese più piccole il traffico non potrà che aumentare».
Secondo lei «è un'illusione pensare di mettere il guinzaglio a chi fa la spesa oltre confine», anche perché «il momento per una misura del genere non potrebbe essere più inopportuno. Assicurazione sanitaria, energia, trasporti pubblici, Poste: tutti gli aumenti di prezzo ricadono sulle spalle delle famiglie».
Una voce fuori dal coro - Dagmar Jenni, direttrice della Swiss Retail Federation, ha un'opinione diversa. Chi fa acquisti all'estero, secondo lei «oggi come oggi è doppiamente avvantaggiato: per acquisti fino a un valore di 300 franchi non solo non si paga l'Iva svizzera, ma si può anche chiedere il rimborso di quella italiana».
Questo eticamente non è corretto nei confronti di quelli che normalmente fanno acquisti in Svizzera e che - con le loro compere - fondamentalmente investono nell'economia nazionale: «Eppure tutti quanti beneficiamo dei salari alti, delle buone infrastrutture e dell'elevato potere d'acquisto tipici del nostro Paese», conclude Jenni.