Siamo il Paese ricco dove la povertà infantile è maggiormente aumentata. Conseguenze? Esclusione sociale e minori opportunità educative
LUCERNA - Secondo il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), tra il 2014 e il 2021 la povertà infantile è aumentata notevolmente in Svizzera, ma anche in Francia, Islanda, Norvegia e Regno Unito. Per contro, è diminuita maggiormente nei paesi a basso reddito come Lettonia, Lituania, Polonia e Slovenia.
La ricca Confederazione elvetica si situa al 31esimo posto (poco prima dell'Austria) tra i 39 Paesi sviluppati elencati nel rapporto Unicef “La povertà infantile in mezzo alla ricchezza”, di recente pubblicazione. Insomma, ci collochiamo nella fascia media per quanto riguarda la povertà attuale. Nel periodo preso in esame, però, si è registrato uno degli aumenti più marcati per quanto riguarda la povertà infantile.
Secondo il rapporto dell’Unicef, in Svizzera tra il 17 e il 20 per cento dei bambini vive in povertà. Uno su dieci è colpito da povertà a lungo termine (da almeno tre anni). Secondo i dati della Caritas, abbiamo 134'000 i bambini considerati poveri. «Tra le persone a rischio povertà - 1,25 milioni - che vivono appena al di sopra della soglia, c'è anche un numero superiore alla media di famiglie con tre o più figli», afferma Daria Jenni di Caritas.
Povertà infantile in uno dei paesi più ricchi
Povertà infantile nella ricca Svizzera? «Da noi povertà non significa lotta per la sopravvivenza, come in altre parti del mondo», spiega Nicole Heinz di Unicef Svizzera. La povertà va intesa come un fenomeno relativo e va quindi paragonata al tenore di vita dell'intera popolazione. Le persone povere sono quelle il cui reddito è significativamente più basso di quello del resto della popolazione, pari solo al 60% circa del reddito medio.
«L'elevato costo della vita è particolarmente stressante per i genitori a basso reddito», prosegue Jenni. E poiché esiste anche il rischio di divorzio, una quota superiore alla media di figli di genitori single è colpita dalla povertà. Secondo Jenni, una famiglia povera di quattro persone con genitori e due figli ha a disposizione al massimo 3'989 franchi al mese per coprire tutte le spese fisse. Spesso resta poco per il resto.
«I bambini svizzeri poveri sperimentano svantaggi materiali, esclusione sociale e hanno minori opportunità educative», aggiunge Heinz. La povertà può rendere impossibile la partecipazione ad attività sociali, ad esempio impedendo di pagare la quota associativa a società sportive. «Ciò può portare all’isolamento», afferma il responsabile della difesa dei diritti dei bambini dell’Unicef. Questi bambini, spesso, non hanno le risorse per un tutor o un posto tranquillo in casa dove poter fare i compiti.
La Svizzera fa meglio quando non si tratta di soldi. Nel 2022, solo il 2,5% dei bambini soffriva di grave deprivazione materiale. Ciò significa, ad esempio, la possibilità di tenere caldo l'appartamento, una connessione internet e frutta e verdura fresca ogni giorno. «I risultati relativamente buoni suggeriscono che uno standard di vita adeguato è comune per i bambini, anche se poveri», sottolinea Heinz.
Il rapporto mostra che a ridurre la povertà reddituale ci pensano pure i sussidi. Meno efficaci sono invece le prestazioni sociali, non sufficienti per proteggere tutti i bambini. «Se si guardano i dati finlandesi, ad esempio, i benefici sociali riducono la povertà infantile dal 28,6 al 9,5%», spiega Heinz. Anche la promozione delle pari opportunità sotto forma di educazione della prima infanzia è un’efficace misura preventiva.
In molti Cantoni le prestazioni complementari per le famiglie si sono rivelate uno strumento valido, spiega Heinz. «Uno strumento mirato sarebbe quindi l’introduzione a livello nazionale di queste prestazioni complementari, già una realtà nei cantoni Soletta, Ticino, Vaud e Ginevra», aggiunge Jenni.