A causa dell'inflazione e dell'aumento dei costi, per molti svizzeri arrivare a fine mese sta diventando sempre più difficile
BERNA - Gli ultimi dati dell’Ufficio federale di statistica risalgono al 2021: quella rilevazione segnalava 745’000 persone, in Svizzera, in condizione di povertà. Ora, però, il numero, stando ai riscontri degli addetti ai lavori, è in netto aumento. E non s'intravede una flessione.
«Dall’inizio della guerra in Ucraina le vendite nei nostri negozi sono aumentate del 40%», spiega Philipp Holderegger della Caritas. Qualsiasi altro rivenditore probabilmente si leccherebbe le dita di fronte a queste cifre, ma per la Caritas si tratta di un segnale d'allarme. E, probabilmente, la situazione peggiorerà. «Non arrivano solo i clienti “storici” - continua Holderegger - ma, al momento, vediamo comparire “facce nuove” ogni giorno».
Il motivo non è da ricondurre solo ai costi delle casse malati. L’aumento dell’inflazione, infatti, sta facendo sentire i propri effetti sulle tasche degli svizzeri, specie quelli più fragili. Il costo di alcuni prodotti a base di grano è aumentato del 50%. L’olio da cucina, invece, ha subito un incremento del 34%. E, allo stato attuale, «il 15% della popolazione avrebbe diritto a servirsi da noi. Ed è molto probabile che questa percentuale cresca ancora nel corso dell’anno».
La domanda è aumentata in maniera considerevole anche nelle mense dei poveri. Le strutture che offrono pasti caldi sottolineano come, dall’estate in avanti, il numero di ospiti sia cresciuto parecchio. «Da metà giugno c’è stato un incremento del 25%», commenta Andy Bensegger, gestore della “Gassenküche” di Basilea.
Anche a San Gallo la mensa dei poveri ha riscontrato un aumento: «Il numero è di fatto raddoppiato», commenta l’'amministratrice di Suchthilfe Regine Rust.